Mondo
Alle frontiere dell’Est Europa è in atto l’apartheid dei rifugiati
"Siriani, iracheni e afgani vengono lasciati passare, tutti gli altri fermati ai confini in condizioni inaccettabili. Diversi di loro sono in sciopero della fame da giorni", spiega Vittorio Fera, volontario della onlus Speranza - Hope for children. Anche l'Agenzia dell'Onu, Unhcr, si pronuncia duramente contro le decisioni degli Stati che bloccano il passaggio dei richiedenti asilo
"Dieci giorni fa i governi di Croazia, Slovenia, Serbia e Macedonia hanno deciso di chiudere le frontiere a tutti i rifugiati che non siano siriani iracheni o afghani. Questo assurdo cambio in corsa delle regole ha portato al respingimento di tutti quelli che non rientravano in quelle nazionalità, che sono rimasti quindi bloccati senza la possibilità di poter continuare il proprio viaggio". La testimonianza diretta del dramma che sta accadendo alle frontiere dell'Est Europa arriva da Vittorio Fera, volontario italiano collegato alla onlus Speranza – Hope for children, che si trova ora a Eidomeni, piccolo villaggio di 150 abitanti al confine tra Grecia e Macedonia dove si trovano in questi giorni "migliaia di migranti respinti, accampati sui binari ferroviari nelle poche tende e container messi a disposizione da Unhcr, l'Agenziona dell'Onu per i rifugiati, in tende da campeggio o accampamenti di fortuna con coperte e teli. Alcuni di loro hanno indetto uno sciopero della fame e tutti rivendicano il diritto a passare la frontiera. L'esercito macedone,con un massiccio spiegamento di forze blocca il passaggio e sta ultimando la costruzione di una recinzione alta 2 metri con filo spinato. Un varco aperto nella recinzione consente ai rifugiati siriani,afghani e iracheni, gli unici autorizzati, di passare e lasciarsi alle spalle la disperazione di EIdomeni".
Una disperazione che "è dappertutto qui", continua il volontario, "si può cogliere nel crepitio del faló acceso da ragazzi pakistani che cercano di scaldarsi mentre fumano il narghilé, nelle voci delle donne somale che richiamano i bambini,nello sguardo duro degli iraniani che stanno proseguendo lo sciopero della fame. Oggi la rabbia é esplosa.Un ragazzo marocchino é rimasto folgorato dai cavi elettrici del treno mentre cercava di accederci per trovare riparo al freddo. E' stato portato dai soccorsi in ospedale e nello stesso momento un gruppo di rifugiati, esasperati dalla situazione, ha iniziato una sassaiola contro l'esercito macedone chiedendo di poter passare. L'esercito ha risposto proteggendosi con gli scudi e lanciando pietre indiscriminatamente sulla folla ed utilizzando gas lacrimogeni e granate stordenti. Ci sono stati molti feriti e intossicati dai gas e gli scontri sono continuati per un'ora. La situazione é fuori controllo, e il freddo é tagliente. L'Europa delle frontiere dei muri e della discriminazione ha completamente disumanizzato queste persone,spogliandole della loro dignità e portandole a comportarsi alla stregua di bestie affamate, abbandonate".
Le condizioni proibitive delle persone accampate ai confini europei sono state denunciate anche dalla stessa Unhcr, con un duro monito lanciato dal portavoce Adrian Edwards direttamente al Palazzo delle Nazioni all'Onu di Ginevra: "Siamo molto preoccupati, sia noi che Oim e Unicef, della serie di nuove e non coordinate restrizioni messe in atto verso i rifugiati in molti confini nei Balcani, dove vengono fatte passare le persone solo in base alla loro nazionalità, scatenando la frustrazione degli esclusi, soprattutto persone di Iran, Bangladesh e Pakistan", ha spiegato Edwards. La richiesta dell'Unhcr agli Stati coinvolti, in particolare "alla frontiera tra Grecia e Macedonia, e a quella tra Macedonia e Serbia, è di lasciare passare tutti, perchè ognuno di loro ha il diritto di chiedere asilo indipendentemente dalla nazionalità, quello che conta è il singolo caso che verrò poi valutato per l'accettazione o il diniego". Ancora, la messa in atto di queste pratiche discriminatorie "può anche avere l'effetto di favorire i trafficanti, perché i profughi sono disposti a tutto pur di abbandonare la condizione disperata in cui si trovano".
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