Sostenibilità

Alle Foci del Volturno dove lo scempio è legge

Un villaggio turistico ha compromesso per il prossimo secolo l’ecosistema dell’area di Castelvolturno (Sa).

di Redazione

Distruzione di bellezze naturali, occupazione abusiva di demanio pubblico, deviazione di acque, erosione del litorale, realizzazione di 20 scogliere artificiali. Questi i capi di accusa a carico dei fratelli Francesco Coppola e Cristofaro Coppola imputati nel processo, ad oggi rinviato a data da destinarsi, per la costruzione abusiva di Villaggio Coppola-Pineta mare a Castel Volturno. «Uno degli scempi edilizi più vergognosi mai realizzati», commenta Maurizio Santoloci, magistrato e vice-presidente nazionale del Wwf Italia.Un caso di abusivismo che ha provocato, come rivela un dossier, la scomparsa di almeno 150 specie tra animali e vegetali (tra cui la Testuggine di Hermann, lepri selvatiche, cinciallegre, farfalle, lecci, pini, corbezzoli e sparto pungente), la perdita di interi tratti di spiaggia, l?arretramento di 200 metri di costa e 5000 costruzioni illegali alla foce del Volturno.
Per ripristinare gli equilibri naturali, una volta abbattuti gli 11 mila vani illegali, dovranno trascorrere non meno di 80 anni e i costi saranno altissimi». «Il problema è che non si vuole abbattere», sostiene Santoloci, «sebbene gli strumenti amministrativi e penali ci siano tutti». Il nodo della questione non è la carenza di leggi, ma la loro mancata applicazione. «La normativa in vigore», precisa, «impone le demolizioni e il ripristino. Quello che manca è la volontà politica». Il primo a intervenire dovrebbe essere il comune, che ha piena facoltà di sospendere i lavori e ordinare l?abbattimento o l?acquisizione al patrimonio pubblico. Al momento del processo penale le demolizioni dovrebbero essere già state eseguite. «Ma poiché ciò non avviene quasi mai», continua il magistrato, «il giudice deve ordinare di nuovo la demolizione e ad intervenire sono pubblico ministero e forza pubblica».

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