Meeting di Rimini 2024

Allarme di Uneba Lombardia: il non profit sociosanitario naviga a vista

Luca Degani, presidente del network che raccoglie 460 fra Rsa, comunità per minori in difficoltà e persone con disabilità, è intervenuto in un incontro organizzato da Ucid, rinnovando alcune preoccupazioni per il compimento della riforma del Terzo settore: «Manca una normativa fiscale che valorizzi la fragilità che si tutela e la scelta di non distribuire mai utili»

di Giampaolo Cerri

«Oggi, come Uneba Lombardia, siamo stati al Meeting, nell’ambito di un evento organizzato dall’Unione cristiana imprenditori e dirigenti – Ucid, con l’obbiettivo di esprimere che esiste un non profit che fa impresa ma che oggi naviga a vista».

Lo spiega a VITA, Luca Degani, presidente lombardo di Uneba, il rassemblement di 460 fra residenze per anziani ma anche comunità per persone con disabilità e minori in difficoltà che, questo pomeriggio, nei padiglioni della Fiera riminese, è stato intervistato insieme ad Alberto Sinigallia, presidente di Fondazione Progetto Arca, da Markus Krienke, docente di Etica e filosofia all’Università di Lugano.

Da sinistra, Krienke, Sinigallia, Degani con Vincenza Scaccabarozzi di Ucid

Perché “si naviga a vista”, Degani?

Si naviga a vista perché per il mondo delle onlus la transizione nel nuovo Terzo settore, col Registro unico del Terzo settore – Runts, è davvero un salto nel buio.

Spieghiamolo bene.

Questo non solo per la mancanza della autorizzazione comunitaria ma per la carenza di una normativa fiscale che valorizzi la fragilità che si tutela e la scelta di non distribuire mai utili di questi enti.

Lei collega spesso questo tema appunto a quello del compimento della Riforma del Terzo settore.

Si è vero, per come è impostata la disciplina della riforma chiede invece una omogeneità impositiva, ad esempio sui patrimoni immobiliari destinati a servizi per anziani e alla persone con disabilità, che costituisce un assurdo costo sociale per una ipotetica bandiera ideologica dell’Europa che è la “libera concorrenza degli operatori economici”. In realtà l’Europa non ha mai chiesto questo, anzi l’Europa riconosce ai propri stati la facoltà di garantire trattamenti fiscali agevolati per chi opera nell’ambito dei servizi sociali di interesse generale.

Che cosa provoca questo navigare a vista?

Una incertezza ulteriore si esprime poi nel sistema dei servizi dove i 3 miliardi e oltre di valore economico di attività sociosanitarie, creati ogni anno dai 460 enti associati a favore di persone anziane, persone con disabilità, minori o comunque fragili non ha oggi un quadro di programmazione della spesa pubblica. Manca assolutamente la programmazione.

Prospettiva preoccupante.

Sì perché l’inverno demografico e l’invecchiamento non sono la faccia della stessa medaglia.

Luca Degani

Vale a dire?

Si tratta di due eventi distinti, in cui agire sul primo – ossia promuovere la natalità e operare in termini propositivi sulla immigrazione –  garantirebbe sostenibilità economica al secondo, vale a dire la presa in carico di lungo periodo di soggetti fragili e cronici.

Che cosa significa per le organizzazioni a voi associate?

Su questo, chi come noi gestisce Rsa ma gestisce anche servizi per minori e per le persone immigrate, vede bene quanto percorsi di economia reale sulla valorizzazione dell’inserimento lavorativo e professionale possano davvero essere la risposta alla crisi.

Di quale crisi parliamo?

Crisi di una società che deve distribuire meglio il peso economico e fiscale delle età di chi in Italia può produrre così da garantire la distribuzione dei costi sociali a favore delle diverse generazioni.

In apertura, lo stand di Progetto Arca al Meeting di Rimini 2024.

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