Non profit

Allarme di Oxfam e Ucodep: vertice a rischio fallimento

Secondo i due enti il Vertice Alimentare Mondiale di Roma sarà uno spreco di tempo e denaro

di Redazione

Il vertice FAO rischia di chiudersi senza alcun passo in avanti: non c’è nulla di nuovo nella bozza di dichiarazione preparata, in vista dell’incontro, dalle missioni diplomatiche a Roma. A pochi giorni dal Vertice Alimentare Mondiale, in programma alla FAO dal 16 al 18 novembre, Oxfam International e Ucodep avvertono che l’evento rischia di essere un’ulteriore spreco di tempo e denaro, a meno che i leader mondiali non rimettano mano al testo della dichiarazione, dimostrando così leadership e volontà di puntare a un accordo ambizioso. Dopo un duro negoziato, alcuni paesi in via di sviluppo sono riusciti a evitare che fossero cancellati gli impegni di promuovere il diritto al cibo e riformare il sistema globale di governance. Ma non sono riusciti ad assicurare le basi perché il vertice faccia la differenza nella lotta contro la fame. «Abbiamo letto la bozza della dichiarazione: parla di dimezzare il numero di persone affamate entro il 2015, come previsto dal primo Obiettivo di Sviluppo del Millennio. Il testo, però, non spiega come si farà a raggiungerlo», dichiara Elisa Bacciotti, portavoce di Oxfam International e Ucodep, «Non ci sono date, né piani o modalità che assicurino che i paesi prendano le loro responsabilità sul serio. Anche i paesi in via di sviluppo, devono attivarsi tramite piani dettagliati per assistere chi soffre la fame e non saranno privi di colpe se il vertice fallisce».
All’ultimo G8, i paesi industrializzati hanno promesso 20 miliardi di dollari per l’agricoltura nei prossimi tre anni. Pensano di aver fatto abbastanza, ma non è così. Meno di un quarto di quei 20 miliardi di dollari, infatti, sono aggiuntivi. Inoltre, considerando le stime della Task Force delle Nazioni Unite sulla sicurezza alimentare (Hltf) e l’impatto della crisi economica, Oxfam e Ucodep calcolano che c’è un bisogno di almeno 40 miliardi di dollari l’anno di fondi aggiuntivi se si vuole dimezzare il numero delle persone colpite dalla fame. L’Italia, in particolare, nonostante i roboanti annunci, ha ridotto i suoi impegni contro la fame nel mondo. Al G8, infatti, il nostro governo ha promesso 450 milioni di dollari in tre anni, una somma che include i soldi già spesi tra gennaio e luglio 2009. Avendo già stanziato nel 2009 circa 200 milioni di dollari, all’Italia basterà spendere 125 milioni di dollari circa in ciascuno dei prossimi due anni per mantenere le sue promesse.
Scegliendo di non agire, i governi stanno per gettare via una grande possibilità di riformare il sistema alimentare mondiale e aiutare più di un miliardo di persone affamate. «Molti paesi ricchi stanno tentando di accrescere la produzione di cibo semplicemente investendo in fertilizzanti chimici e nuove tecnologie, soprattutto in Africa», spiega  Frederic Mousseau, esperto di politiche alimentari di Oxfam International. «Questa strategia può fornire un sostegno nel breve termine agli agricoltori più poveri, ma non è una risposta sostenibile ai problemi strutturali della fame nel mondo. In mancanza di un’azione efficace, il mondo in via di sviluppo sarà condannato a un futuro di ripetute crisi e di ulteriore degrado ambientale». Per questo sono necessari più investimenti in un’agricoltura sostenibile, che rispetti gli ecosistemi locali. E’ inoltre indispensabile sostenere le donne, in prima linea nella lotta contro la povertà, e gli altri gruppi vulnerabili, come gli agricoltori senza terra e i ceti urbani più poveri. Queste persone hanno molto più bisogno di protezione sociale e di sostegno quotidiano che di aiuti alimentari a breve termine.

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