Sostenibilità

Allarme di Legambiente, Ticino in agonia

Le cause: mancato rispetto del deflusso minimo vitale, scarichi illeciti e malfunzionamento del depuratore Sant'Antonino

di Redazione

Il Ticino, detto ‘il fiume azzurro’ per la limpidezza delle sue acque, e’ in agonia. A lanciare l’allarme e’ Legambiente, dopo la mobilitazione di volontari del Cigno verde, insieme al Coordinamento Salviamo il Ticino, in difesa del fiume che segna il confine tra Lombardia e Piemonte. Il mancato rispetto del deflusso minimo vitale, scarichi illeciti e malfunzionamento del depuratore Sant’Antonino, denuncia l’associazione ambientalista, “hanno condotto il piu’ importante fiume lombardo ad uno stato di agonia ed e’ ormai certo che vedremo il ripetersi della disastrosa situazione di degrado ambientale del 2006. Nonostante le recenti normative approvate dalle Regioni Piemonte e Lombardia dichiarino ‘vitale’ il deflusso di 25 metri cubi al secondo nel letto del Ticino, le opere di presa rilasciano meno di un terzo di questa portata, deviando le acque verso le canalizzazioni irrigue e industriali delle due sponde”.

La situazione del Lago Maggiore, continua Legambiente, “resta critica, nonostante le piogge di questi giorni. Il livello e’ a soli 15 cm sopra lo ‘zero’ idrometrico, quasi un metro al di sotto della media di questa stagione. Dal lago nei giorni scorsi defluivano 130 mc/sec, mentre in questo periodo dell’anno normalmente le precipitazioni sul bacino lacustre dovrebbero consentire portate circa triple. Allo sbarramento della Miorina, i derivatori irrigui e industriali prelevano quasi per intero la portata fluviale, lasciando al Ticino solo 7 mc/sec (vale a dire, il 5% della portata erogata dal lago). Risultato: il livello dell’acqua e’ troppo basso e il fiume non e’ in grado di diluire ed autodepurare gli scarichi inquinanti che riceve lungo il suo corso e si trasforma da fiume a fogna a cielo aperto con grave danno per la flora e fauna che ospita: sono ben 71 gli impianti di depurazione, quasi tutti mal funzionanti, che scaricano nel Ticino”.

Non e’ solo il Ticino, continua Legambiente, “a rischiare grosso ma anche il Governo e le Regioni Lombardia e Piemonte. Infatti il nostro Paese si e’ impegnato a tutelare la sopravvivenza di popolazioni e comunita’ di specie protette dalla Direttiva Habitat della Comunita’ Europea. La Corte di Giustizia Europea dunque potrebbe decidere di avviare una procedura di infrazione per l’Italia e di conseguenza tagliare i trasferimenti di fondi comunitari”. Un caso emblematico, continua Legambiente, “e’ quello del depuratore di Sant’Antonino, che serve ben 400mila abitanti equivalenti: secondo un accordo raggiunto il 18 aprile scorso a Milano tra tutti gli enti interessati, le sue acque (circa 1,3 mcsec ) a partire dai primi di maggio sarebbero dovute finire nella rete irrigua del Consorzio Villoresi, ente che pero’, con una scusa o con un’altra, continua a disattendere gli impegni assunti. E chi ci va di mezzo sono ancora una volta il Ticino ed il Naviglio Grande che da ormai 5 anni a questa parte continuano a ricevere, appena a monte di Nosate, un forte carico di acque scure e maleodoranti”.

Per Barbara Meggetto, coordinatrice di Legambiente Lombardia, ”troppo spesso si dimentica che tra gli usi dell’acqua c’e’ anche quello di rendere possibile la vita di fiumi e corsi d’acqua. Per questo l’immediata applicazione del Deflusso Minimo Vitale, per un fiume importante come il Ticino, deve essere assunto come una necessita’ da cui gli utilizzatori idrici non possono derogare”. Legambiente, insieme al Coordinamento di Associazioni ‘Salviamo il Ticino’, ha raccolto 21.379 firme per la tutela delle acque del fiume azzurro. Le associzioni si aspettano che le due Regioni si muovano tempestivamente per mantenere fede agli impegni assunti dai rispettivi assessori regionali ai parchi insieme ai presidenti dei due Parchi Regionali che tutelano sia la sponda piemontese che quella lombarda del fiume. “Gli strumenti ci sono, basta utilizzarli – aggiunge Roberto Vellata del Coordinamento Salviamo il Ticino – i piani di tutela ed uso delle acque approvati dalle due Regioni impongono il rispetto del deflusso minimo vitale e possono convocare un ‘tavolo di bacino’ per concertare con tutti gli enti interessati, a partire dai due parchi, il miglior utilizzo dell’acqua a disposizione, salvaguardando la salute umana, la sopravvivenza dell’ambiente fluviale, le attivita’ agricole ed industriali”.


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