Politica

Allarme conti per CTG: «Lo stato non ci paga siamo in ginocchio»

Mancano all’appello 300mila euro, dovuti all’associazione per una serie di progetti sociali. E le attività sono a rischio...a cura di, Christian Benna

di Redazione

In preda all?euforia da ?tesoretto? e in mezzo alla calca degli aspiranti beneficiari dell?extragettito, lo Stato (per una volta) generoso distribuente si dimentica di saldare i propri debiti. Anzi, più che di dimenticanza si potrebbe parlare di oblio nel pozzo delle buone intenzioni, visto che al Ctg – Centro turistico giovanile i conti non tornano da cinque anni.

Da quel fatidico 2002, quando, come stabilito per legge, sono partiti i finanziamenti a sostegno della realizzazione di strutture ricettive extralberghiere (Lignano Sabbiadoro, Milano e Roma) con tutto un corollario di progetti per l?integrazione di soggetti deboli. Investimenti pesanti, promossi e garantiti dall?ente pubblico, ma anticipati dalle tasche dei soci di Ctg attraverso fidejussioni personali con istituti di credito.

E adesso, con le lancette dell?orologio spostate a un lustro dopo, le casse dell?associazione languono con un 30% delle risorse previste del tutto assenti. Il che significa oltre 300 mila euro in meno nel budget per presenti e future attività del centro giovanile. Con l?aggravante che, nell?impossibilità di ripianare il debito bancario, gli interessi lievitano e la cifra da restituire allo sportello rischia di diventare gigante.

Questi sono i grattacapi che agitano le notte dei vertici di Ctg. Con tanto di ripercussioni negative: da quattro mesi sono ferme le rotative che mandavano in stampa il giornale dell?associazione, le iniziative di promozione hanno subito un brusco stop e i rimborsi ai volontari sono stati interrotti.

Ebbene, messa così la faccenda, la presidente Maria Pia Bertolucci ha preso carta e penna e ha inviato l?ennesimo – piccato – reclamo al ministero della Solidarietà. Perché lungo i corridoio dei convegni sul terzo settore, tutti d?accordo, strette di mano e pacche sulle spalle. Ma quando si tratta di pagamenti, la buca delle lettere resta vuota. Nemmeno una risposta ai solleciti.

E all?ultima assemblea di Ctg, qualcuno ha incominciato a dire che servirebbe «alzare la voce, scendere perfino in piazza, come l?unico modo per farsi sentire dal governo».

In effetti conferma Alberto Ferrari, consigliere dell?associazione, la situazione è molto critica. «È assurdo», dice Ferrari, «che il legislatore obblighi le associazioni ad adempiere meticolosamente le sue direttive, quando poi non si preoccupa di saldare nemmeno i finanziamenti preventivamente concessi». E poi precisa amareggiato: «In questo momento siamo in ginocchio. E non siamo gli unici a dover convivere con la precarietà. Si sta consolidando la brutta abitudine di rimandare sine die i pagamenti al terzo settore».

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