Non profit

Alla tavola del Banco 1.200.000 commensali

Oltre 7mila enti serviti e una cifra record di persone che ricevono pacchi per mangiare.

di Giuseppe Frangi

Raccogliesse tre volte tanto, non avrebbe problemi a redistribuirlo. Marco Lucchini, direttore generale della Fondazione Banco Alimentare, snocciola cifre impressionanti sulle attività del 2003: 45mila tonnellate di cibo raccolto, per un valore di 120 milioni di euro. Quasi 7mila gli enti convenzionati che dipendono dal Banco per i fabbisogni alimentari. In tutto fanno un milione e 186mila persone che si siedono a questa immensa tavola immaginata 15 anni fa da un grande industriale, Danilo Fossati, e da un grande prete, don Luigi Giussani. Eppure tutto questo non basta. I dati 2004 raccontano di un bisogno ancora in crescita. Gli enti sono già saliti a 7.234, le persone destinatarie degli alimenti del Banco hanno superato la soglia di 1,2 milioni. E la lista d?attesa si allunga. Per questo la Colletta alimentare, prevista per il 27 novembre, assume un?importanza particolare. «Dal punto di vista della raccolta la Colletta incide relativamente sui numeri del Banco, garantendo il 10% sul totale di un anno. Ma il valore del gesto è imparagonabile. È un generatore di carità. Ribalta il lamento diffuso in risposta positiva. Ed è un modo di incontrare bisogni mai usciti allo scoperto». Sono questi ultimi, infatti, la grande emergenza di questo periodo. «Sono le famiglie la nuova frontiera della povertà», spiega Lucchini. «Quelle dove il padre perde il posto di lavoro. O quelle spaccate dalle separazioni. Si trovano perse davanti ad un?emergenza che mai pensavano potesse riguardarli». Di fronte a queste nuove emergenze, le associazioni avrebbero rischiato di trovarsi alla corda. Invece il meccanismo del Banco garantisce loro un beneficio duplice. Il primo è quello di avere una garanzia di rifornimenti alimentari per i propri assistiti. Il secondo, meno visibile, ma più importante, è il tempo guadagnato: non avendo l?assillo di questo bisogno primario, gli enti possono dedicare più energie alla loro mission principale. Come spiega divertito Lucchini: «Siamo l?interfaccia tra le aziende e il Doblò dell?istituto di suore. Perché anche le dosi sono importanti in questo meccanismo: il piccolo centro che riceve porzioni industriali, scaricate da un tir, non sa che pesci prendere. Il Banco è un?intuizione che semplifica questi problemi e fa sì che nulla vada sprecato». Da un anno, poi, è partito anche un altro servizio, reso possibile dall?approvazione della legge del Buon samaritano, per il ritiro di cibo fresco dalle mense scolastiche o private. Siticibo, questo il nome dell?iniziativa, iniziato su 8 scuole, oggi ritira le eccedenze da 40 istituti milanesi. «La catena del freddo per la conservazione degli alimenti permette anche la fornitura di frutta, che mancava sempre dalle mense dei poveri, perché difficile da conservare». A proposito di scuole, questo meccanismo così diffuso e così orizzontale educa anche a comportamenti diversi e più responsabili verso il cibo? «Certamente fa capire il valore dell?essenzialità. Aiuta a tenere presente che c?è un altro che avrebbe bisogno della cosa che tu sprechi», conclude Lucchini. Che aggiunge: «Pensavamo che la raccomandazione contenuta nel Trattato di Roma sulla sicurezza alimentare per tutti i cittadini europei riguardasse i casi tipo mucca pazza. Non è così: la sicurezza da garantire è quella che il cibo arrivi davvero su tutte le tavole».


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