Non profit

Alla scoperta del mondo gay

3 milioni di persone, che sempre di più decidono di fare fronte comune. E si autorganizzano così

di Natascia Gargano

Mentre infuria il caso Marrazzo, Vita prova ad andare oltre gli stereotipi e i luoghi comuni. E traccia una fotografia aggiornata dei gruppi e delle associazioni delle persone omosessuali italiane (da Vita numero 43 del 13 novembre 2009)

D’accordo, Stonewall non fu certo fatta dai gay in cravatta. Eppure, non c’è solo Platinette. A quarant’anni dalla rivolta newyorkese che diede inizio al movimento di liberazione omosessuale, «finché non si capisce che il gay è anche il compagno di banco, e non solo la checca isterica in tv, non si rompe lo schema del pregiudizio». Affondo che arriva dall’ex direttore della rivista Pride, Giovanni Dall’Orto: «Ma quale orgoglio gay? Il sentimento più diffuso è ancora la vergogna. Quello che filtra del mondo omosessuale è un enorme mercato del sesso, per il resto c’è il deserto».

Business e solidarietà

Al di là dei numeri del Gay Pride (oggi ci partecipano decine di migliaia di persone), che ha dato indubbia visibilità al movimento, «la politica non ci prenderà sul serio finché non ci vedrà come una forza sociale radicata sul territorio». Voce autorevole del movimento, Aurelio Mancuso è presidente dell’Arcigay, la principale organizzazione nazionale per la difesa dei diritti delle persone omosessuali in Italia, che oggi conta 110mila soci e 45 comitati provinciali. Molti, ma pochi se confrontati all’enorme popolo dei “velati”, ovvero di chi della propria identità fa ancor oggi un tabù. Si stima che la comunità Lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transgender) comprenda tre milioni di persone, un numero al ribasso per molte delle associazioni di settore. ?Attorno al movimento ruota un business commerciale non indifferente. Sono dai 200 ai 400mila i frequentatori del circuito ludico gay-friendly, quasi 70 i locali affiliati all’Arcigay.

Ma attenzione, associarsi a un circolo di cultura omosessuale non serve solo a rimorchiare. L’Arcigay è attiva da anni con i telefoni amici e i gruppi d’accoglienza sul territorio, con i corsi nelle scuole contro il bullismo omofobico, con le campagne per la salute e per i diritti dei gay nel mondo. Altrettanto, non è solo provocazione il Circolo Mario Mieli di Roma, ideatore del Muccassassina e organizzatore del Pride di Roma. Tra i più vecchi circoli della penisola, forte di 500 soci attivisti (la tessera non serve per entrare nei locali) e un trend di 50 nuovi iscritti l’anno, è un vero riferimento per la cultura gay della capitale. Storicamente impegnato nell’assistenza domiciliare per i malati di Aids, attività che svolge in collaborazione con il Comune di Roma, opera anche con un’unità di strada finanziata dalla Regione.

Un universo, quello dell’associazionismo gay, in pieno fermento (a breve l’Arcigay intende aderire al Forum del terzo settore): «Le nuove generazioni hanno una grande voglia di impegno», continua Mancuso. «I nuovi comitati, soprattutto al Sud, sono pieni di giovani». Giovani che magari hanno fatto un Erasmus all’estero, e che una volta rimpatriati si scontrano con la situazione italiana. ??Cos’è la destra, cos’è la sinistra?Direbbe Giorgio Gaber, l’omosessualità in Italia è decisamente di sinistra. Eppure, secondo un sondaggio del sito internet www.gay.it, tra i più visitati dalla comunità omosessuale, un gay su tre non vota a sinistra. PER CONTINUARE A LEGGERE clicca qui


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