Cultura

Alla ricerca del tempo vissuto

Nel magazzino dei ricordi di Gavino Sanna

di Riccardo Bonacina

Il «magazzino della mia memoria». Così Gavino Sanna definisce il libro in cui raccoglie ricordi, pensieri, aforismi, riflessioni di una vita intera. Gli anni che dopo i sessanta corrono via più veloci, un ricovero, la depressione, il ritorno in Sardegna, così il più mitico e premiato tra i pubblicitari italiani entra nella «terza fase della sua vita, quella della cognizione del dolore», come scrive. «Ti accorgi che i ticket per la vita sono diminuiti. Sono alla ricerca di un mio Altrove ritrovabile», per questo Gavino Sanna ha riaperto i tutti cassetti della sua intensa vita, per ricatalogare, per rimettere ordine («Quasi con l’accanimento e le colpe della pulizia di Pasqua»”) alla ricerca di una possibile traccia, disegno. Una sorta di «alla ricerca del tempo vissuto» non solo per la mole di pagine leggibilissime e, se è possibile dirlo, avvincenti che fanno questo libro, ma perché, mutatis mutandis, come in Thomas Mann anche qui le memorie sembrano essere la terapia più adatta per sottrarsi alla tirannia del tempo. Il libro è un’appassionante inventario di storie che parlano dei parenti – su tutti la mamma e il papà -, degli amici, dei maestri, delle cose fatte, delle cattiverie collezionate, degli avvenimenti tratti da appunti di viaggi durati cinquant’anni. Così il libro è anche una storia fatta di tante storie (Costantino Nivola, Stanis Dessy, Nikita Mikalkov, Paul Newman, Feliks Topolski, Nick Pisacane, Jerry Della Femina). «”Memorie in pacchetti o sciolte, come le sigarette di una volta».
Dall’infanzia: «Sono nato in una bellissima casa con due terrazzi quasi in cima al promontorio di Porto Torres, il porto ha costituito la parte fondamentale del mio immaginario», sino al viaggio a Milano e i primi anni di stenti, e poi il volo a New York. Memorie personali, dolcissime e struggenti, e appunti e riflessioni di lavoro. Il tentativo di tenere insieme quel nome (Gavino una «categoria dell’anima») e la comunicazione globale. Scrive Sanna: «Con l’avvento della tv privata e degli spot di 30 secondi, la pubblicità era diventata un genere pirotecnico fatto di “trovate”, il risultato era una pubblicità urlata, aggressiva, stridente, cafonesca. A quel punto è nata in me l’esigenza di un nuovo stile. Partendo forse dai sacri silenzi della mia terra. Dal quel rispetto».


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