Welfare

Alla ricerca degli ecosistemi

di Flaviano Zandonai

Qualche giorno fa la stagista del mio ufficio ha proposto (anzi pensato) un bel progetto: analizzare le modificazioni del campo semantico dei termini più in voga nel linguaggio dell’innovazione sociale. E’ interessante perché si tratta di un lessico che si alimenta dalla fisica alla psicologia cognitiva, dall’informatica alla biologia. E proprio da quest’ultimo campo viene “ecosistema”, un termine ormai così in affermato da comparire nel sottotitolo della Social Business Initiative, un importante documento della Commissione Europea che intende “costruire un ecosistema per promuovere le imprese sociali al centro dell’economia e dell’innovazione sociale”. A leggere la definizione originaria, dell’ecosistema colpiscono due componenti. La prima riguarda l’interazione tra diversi organismi vegetali e animali e l’ambiente che li circonda e la seconda, meno immediata ma altrettanto rilevante, il fatto che si tratta di una porzione della biosfera, quindi delimitata rispetto ad altri ecosistemi. Cosa comporta il trasferimento nel campo dell’innovazione sociale? E quali implicazioni rispetto agli specifici contenuti del documento europeo? Limitandosi al campo della ricerca potrebbe essere di una qualche rilevanza anche solo censire gli ecosistemi all’interno dei quali le imprese sociali operano, cercando di mettere in luce le linee di demarcazione e, al loro interno, le interazioni tra i diversi attori. C’è una casistica molto ampia e variegata, studiata fin qui solo superficialmente. Da eventi come “Fa la cosa giusta” a esperienze come l’economia di comunione dove a fare da partizione dell’ecosistema e a garantire la centralità dell’impresa sociale al suo interno ci pensano soprattutto le opzioni di valore. Diverso, e per me più interessante, il caso di ecosistemi territoriali che si strutturano intorno a filiere produttive e reti di protezione sociale che le imprese sociali più evolute sono in grado di far dialogare, ad esempio attraverso attività di inclusione attraverso il lavoro che generano benefici di interesse collettivo. Ci sarebbe un gran bisogno di questo tipo di conoscenza, anche per qualificare un dibattito sulle nuove politiche per l’impresa sociale che rischia di degradare verso un conflitto, di basso profilo, tra vecchie e nuove scuole di pensiero.


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