Non profit

Alla quinta ora si fa cooperativa

a sette anni in 2mila istituti superiori c’è lezione di economia cooperativa: coinvolti 151mila studenti. Un’idea per il ministro Moratti

di Benedetta Verrini

Studenti e soci. Alla mattina sui banchi di scuola, al pomeriggio in cooperativa. Gruppi di diciottenni che lavorano insieme realizzando, a seconda dell?indirizzo scolastico, servizi di ogni tipo: dalla contabilità per le aziende del territorio fino alla progettazione hardware e software. E alla fine, con il diploma, si prendono anche una bella laurea per la vita vera. Sono i ragazzi che ogni anno sperimentano la proposta educativa di Confcooperative, che da diversi anni ha introdotto nella scuola un innovativo strumento di formazione: l?insegnamento del modello cooperativo. «Questa esperienza, iniziata a Trento nel 1995, ha ricevuto un vero e proprio riconoscimento dello Stato, con il Protocollo d?intesa tra il ministero dell?Istruzione e Confcooperative, con cui si è dato il via alla promozione dell?educazione cooperativa nelle scuole italiane di ogni ordine e grado», spiega Lanfranco Massari, presidente di Federcultura-Confcooperative. I numeri testimoniano da soli la fortuna del progetto: 2mila scuole coinvolte, 9.100 insegnanti e 151mila studenti; 4.300 associazioni cooperative scolastiche costituite, 18 cooperative per la transizione scuola-lavoro già attive e altre 80 in divenire. Il troncone della formazione disegnato dalla riforma Moratti è già qui. «Diciamo che l?avvio della riforma potrebbe rappresentare una nuova grande occasione per la promozione della cooperazione, oltre che per qualunque altra impresa, e per lo stesso Terzo settore», spiega Massari. «Per noi è importante dare ai ragazzi una finestra sul mondo e insegnare che non esiste solo il lavoro dipendente o quello autonomo, ma una terza strada, fondata sui valori dell?imprenditorialità, della solidarietà e della responsabilità sociale». Senza nulla togliere al momento dell?istruzione vera e propria: «Mi auguro che il ?doppio binario? proposto dalla Moratti non sia a compartimenti stagni: la scuola deve prima di tutto educare e non creare automi pronti a entrare nel sistema produttivo. La nostra esperienza ci ha dimostrato che un buon percorso di formazione contrasta l?abbandono scolastico e crea un ottimo collegamento con il mondo del lavoro». L?approccio didattico si basa su due differenti modelli: l?associazione cooperativa scolastica e la cooperativa per la transizione scuola-lavoro. «La prima consiste nella simulazione della costituzione e della gestione di una società cooperativa», chiarisce Massari; «la coop di transizione, invece, è una vera e propria impresa che nasce nell?ambito scolastico, coinvolgendo gli insegnanti e gli alunni maggiorenni». Per questa seconda il ministero dell?Istruzione ha finanziato nel 2001, tramite i fondi Cipe per le aree depresse, 63 progetti di promozione di cooperativa di transizione scuola-lavoro, per un totale di oltre 1 milione di euro. «La coop di transizione è uno strumento di sperimentazione didattica, perciò è un?esperienza a termine con l?obiettivo dell?avviamento al lavoro», commenta Massari. «Gli studenti costituiscono la società con i docenti, sottoscrivendo piccole quote di capitale e utilizzando locali e macchinari della scuola. In genere, si tratta di cooperative artigiane o di servizio, che a poco a poco trovano un buon radicamento sul territorio. Dopo aver ottenuto il diploma, a poco a poco gli studenti si staccano dalla cooperativa e lasciano subentrare i più giovani, in un ciclo di formazione che si rinnova sempre». Info:www.coopscuola.it

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