Il volontariato italiano si prepara ad un appuntamento importante. Gli organizzatori dell’appuntamento del 4 e 5 dicembre a Roma hanno usato una parola impegnativa, “costituente”, per dare l’idea dell’intenzione sincera di rimettersi in gioco e di ripensarsi. L’appuntamento è stato preparato con grande serietà, come dimostra la bozza del Libro Verde che Vita ha potuto leggere in anteprima e che fornirà la materia per le riflessioni della due giorni. In agenda ci sono nodi importanti, come spiega il portavoce del Forum, Andrea Olivero nell’intervista a pagina 4. C’è la questione della legge 266 per tanti aspetti anacronistica rispetto ai nuovi tempi; c’è la grave crisi che incombe sui Csv. Ma soprattutto in agenda c’è la voglia del volontariato italiano non tanto di rilanciarsi, quanto di rilanciare la propria sfida umana e culturale. In questi anni recenti la fatica delle sfide quotidiane, l’ostilità della burocrazia, il tradimento della politica sembravano aver minato la consapevolezza e l’entusiasmo del volontariato. Poi è arrivata anche la crisi, con l’acuirsi di tanti problemi sociali e quel senso di impotenza che di conseguenza veniva introiettato. Ma il volontariato ha in sé, nell’idea stessa che lo fa essere e la fa diventare esperienza sorprendentemente diffusa nell’orizzonte della vita quotidiana, la forza per non restare ostaggio delle circostanze sfavorevoli. Marco Revelli, nell’intervista che troverete a pagina 5, spiega che questo accade grazie alla «forza culturale, che rende il volontariato capace di far valere la specificità della propria natura. Che è quella di produrre socialità, solidarietà». Poi nel proseguire il ragionamento, questa forza culturale prende una fisionomia molto precisa: è passione per l’umano e per la realtà. Le risorse del dono generano capacità molto superiori rispetto alle risorse monetarie. Dice Revelli: «Di fronte a una contrazione delle risorse e a un aumento della domanda, entrano in campo l’invenzione, l’immaginazione». Ed accade proprio così, come possiamo testimoniare noi dall’osservatorio di Vita, che settimanalmente ci troviamo a raccontare con sorpresa la capacità del volontariato di rilanciare e di farsi trovare presente in forme consuete o nuove. Questo fine settimana per esempio, saranno in più di 100mila a garantire il successo della raccolta per il Banco Alimentare, raccogliendo le donazioni di oltre 5 milioni di italiani davanti ai supermercati. La crisi non solo non ha frenato, ma ha dato determinazione e consapevolezza per capire che è giusto fare ancora meglio.
Settimana scorsa, a Milano, per i cinque anni della Casa della Carità di don Colmegna, in tanti luoghi “fatidici” della città sono stati lanciati dibattiti e riflessioni all’insegna di uno slogan che rivelava una grande intelligenza rispetto alla realtà della città. La consueta rivendicazione, dettata dalla paura, per una “Milano sicura” è stato sciolta in una ben più costruttiva “Milano si-cura”. È solo dalla “cura” delle ferite sociali e dalla “cura” di affrontare e cercare di risolvere i conflitti che si genera la sicurezza. Anche in questo caso il volontariato di fronte alle paure e agli egoismi ha rilanciato. Dimostrando di essere una variabile decisiva della nostra convivenza.
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