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Alla fine, arriva la chiamata. E comincia la vostra avventura

Dopo la scelta dell’ente, inizia un periodo logorante che condurrà all’abbinamento e finalmente alla conoscenza del bambino (di Andrea Giamarino e Mariachiara Rubino).

di Redazione

La vita di un aspirante genitore adottivo ricorda per certi versi quella di chi lavora facendo la guardia a una banca. Lunghe, lunghissime giornate in cui non succede nulla, passate a scrutare l?orizzonte, a immaginare le proprie reazioni di fronte al ?grande evento?, a sussultare per ogni minimo indizio. Con una differenza fondamentale: che le guardie sperano di non essere mai chiamate in causa, perché sanno che non sarà mai bello. Gli aspiranti genitori adottivi invece lo sperano ardentemente.
E la chiamata sarà una delle esperienze più belle, più potenti della loro vita. A patto, ovviamente, che sia quella ?giusta?. Già. Perché, per usare un gergo sportivo, essere chiamati in genere vuol dire aver conquistato il diritto a disputare una finalissima. Ma, come sanno bene anche i grandi campioni, una finale purtroppo si può anche perdere.
Nel caso in cui la chiamata arrivi dal Tribunale per un?adozione nazionale, infatti, spesso riguarda più coppie contemporaneamente.
E tra queste il giudice è chiamato a fare una scelta, una crudele (per chi la subisce) ma giusta selezione che mira a individuare i genitori più adatti per quel determinato bambino. Se la chiamata arriva dall?associazione, invece, la palla è tutta nelle mani della coppia, chiamata a decidere, sulla base delle poche o tante informazioni ricevute, se vuole partire per andare a incontrare il bambino o i bambini proposti in abbinamento.

Evitate le esitazioni
Per quanto attesa, sperata, desiderata, sognata, la chiamata è sempre inattesa e coglie completamente alla sprovvista.
E il paradosso è che magari il sogno si realizza ?nel momento sbagliato?. Magari alla vigilia di una partenza per una viaggio che vi eravate decisi a concedervi dopo mille titubanze. Oppure all?indomani di una nuova opportunità di lavoro che attendavate da tempo. O ancora dopo aver pianificato, disillusi dopo l?ennesimo rinvio, una serie di impegni ?inderogabili?.
La chiamata rende immediatamente derogabile tutto, pena la perdita – probabilmente definitiva – della vostra chance di diventare genitori. Nessun tentennamento, nessuna esitazione, nessun «sarebbe meglio dopodomani», specie di fronte al Tribunale dei minori italiano. «Presente» è l?unica risposta da dare. In questo caso, meglio ripassarsi mentalmente le risposte date, molto tempo addietro, al crudele ?quiz a crocette? che aveva segnato il vostro – spesso traumatico – ingresso nell?avventura dell?adozione. E ovviamente anche i temi cardine di questo modo peculiare di essere genitori: la rivelazione, la capacità di accogliere, la necessità di affrontare e integrare la diversità fisica tra voi e vostro figlio (o i vostri figli, per chi comincia da più d?uno).

Fate la valigia. Per lui
Chi invece si prepara a partire per qualche Paese più o meno lontano, passerà gli ultimi giorni tra frenetiche raccolte degli ultimi documenti mancanti (visti, biglietti aerei, ecc.) e preparazione delle valigie.
Plurale. Perché, per la prima volta, farete con grande trepidazione la valigia anche per vostro figlio o vostra figlia. Che ancora non vi conosce, ma di certo vi aspetta. Difficile suggerire cosa mettere in quella valigia: magari qualcosa da lasciare ai bambini che, al contrario di vostro figlio, resteranno in orfanotrofio in attesa che arrivino anche per loro il papà e la mamma, concordandone le modalità con la vostra associazione per non creare ?incidenti diplomatici?.
Sicuramente quello che occorrerà al vostro bimbo, o alla vostra bimba per vestirsi durante la permanenza là e all?arrivo in Italia (non sempre le stagioni e i climi coincidono).
Difficilmente resisterete alla tentazione di riempire la valigia di regali. Ma forse un simbolo vale più di cento cose. Anche perché aiuterà a creare da subito un legame con quella magnifica personcina che da un istante all?altro si trasformerà da illustre sconosciuto a vostro figlio.

Dizionario d?amore
Durante la vostra permanenza all?estero, il tempo degli incontri con il nuovo arrivato in famiglia sarà intervallato da lunghe pause. Qualche ora al giorno insieme per annusarsi e conoscersi, molte di più da contare per arrivare al prossimo incontro. Ma mentre voi potrete ingannare l?attesa scambiandovi sensazioni mai provate prima e raccontandovi mille volte di quel sorriso o di quella smorfia, vostro figlio sarà di nuovo solo, magari nemmeno tanto certo del vostro ritorno.
Ecco che allora un oggetto, magari un pupazzo, con il vostro odore, o una musica che possa far pensare a voi lo aiuterà a riscaldare il suo piccolo cuore.
Uno spazio in valigia, poi, andrà lasciato per un dizionario: dirgli le prime parole dolci nella sua lingua lo aiuterà a sentirsi da subito accolto. E poi, naturalmente, macchine fotografiche e cinepresa, per immortalare l?incontro più sconvolgente della vostra vita.
Andrea Giamarino
Mariachiara Rubino

I protagonisti si raccontano
Quando quasi non ci pensavi più

Lei vista da lui.
Il cellulare sempre attaccato, ma…

Quando è arrivata la chiamata, mia moglie era nella fase in cui non ci credeva più. Scadute invano tutte le dead line che si era posta, aveva ormai esaurito la propria capacità di attesa.
Stufa di organizzarsi con il pensiero fisso a quando sarebbe dovuta partire, aveva deciso di ributtarsi a capofitto nel lavoro. Visto che ha la fortuna di fare qualcosa che le piace, era forse l?unico modo per evitare di intristirsi oltremisura. Ma il suo orecchio rimaneva sempre teso al cellulare, acceso (quasi) giorno e notte in attesa della tanto sospirata chiamata. Contrariamente al mio, spesso dimenticato in una borsa o tante volte lasciato suonare a vuoto. Ci hanno chiamato nell?unico momento in cui lei non aveva il telefono sotto controllo e io sì. Così ho avuto la grande gioia di darle io la notizia. Non è stato facile convincerla che non era uno scherzo.
è invece stato incredibilmente facile (o almeno così mi è sembrato) per lei mollare grandi conquiste lavorative e tuffarsi con entusiasmo nel nuovo ruolo di mamma full time.

Lui visto da lei.
Mi disse: cara, aspettiamo un figlio

Il telefono di casa era muto grazie a Fastweb, nonostante le chiamate per risolvere l?ennesimo guasto: se si aspetta di adottare un bambino non si può stare senza telefono. «E se chiamano proprio in questi giorni?», c?eravamo detti. Il giorno dopo stavo chiudendo un contratto quando è arrivata la telefonata più importante della mia vita. Non ho risposto. Uscita dalla riunione, mio marito mi ha invitata a bere un caffè. E mi ha dato la bella notizia. Era sereno come sempre, emozionato ma tranquillo. Felice come non mai. è buffo che sia il marito a dire: «Cara, aspettiamo un figlio!». è stato bellissimo e ho pianto. Il suo amore, il suo appoggio mi hanno aiutata a superare le ultime attese, le più dure, le più frenetiche. Davvero senza di lui non ce l?avrei fatta, mi ha dato tutto il sostegno e la fiducia di cui avevo bisogno. Al ritorno dal lavoro eravamo una squadra a preparare la casa. Ha avuto la pazienza di lavorare come un matto per farmi contenta e preparare il nido migliore possibile. è un bravissimo papà. Ma questo l?ho sempre saputo.

Consigli in pillole
? Fate spazio al vostro figlio in arrivo. Meglio portarsi avanti: al momento del dunque non ci sarà più molto tempo per farlo.
? Festeggiate con parenti e amici l?arrivo del vostro attesissimo figlio prima di partire. Partirete sospinti dagli affetti più cari.
? Quando tornerete a casa, infatti, dovrete dare al neoarrivato un po? di tempo per ambientarsi e conoscere una realtà nuova. Possibilmente tenendo a freno, per qualche tempo, la curiosità e la gioia di parenti e amici.
? Per informazioni:
Commissione Adozioni, tel. 800.118330

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