Cultura

Alla Camera primo sì per vietare il burka

Arriverà in Aula a settembre la proposta di legge approvata oggi in commissione Affari Costituzionali da Pdl, Lega e Responsabili

di Redazione

«Oggi la prima commissione Affari Costituzionali della Camera, dopo aver valutato gli emendamenti, ha approvato il testo della proposta di legge sul divieto di burqa e niqab, che andrà a settembre in aula, per dare la sferzata decisiva a un provvedimento di libertà e civiltà». Lo ha annunciato la parlamentare del Pdl, Souad Sbai. «In Francia, Belgio e nel musulmano Azerbaijan questa legge è già realtà – spiega la deputata – senza che nessuna donna araba musulmana abbia nemmeno pensato di protestare, per quanto la si attendeva. Invece qui qualcuno aveva pensato di intimorirci con lettere ambigue o con dichiarazioni falsamente libertarie». La Sbai ribadisce di voler andare «avanti e quando il provvedimento sarà al vaglio dell’aula, la nostra spinta propulsiva sarà ancora più forte. Ce lo chiedono le donne segregate, umiliate e oppresse che ogni giorno aiutiamo a risorgere dal proprio triste destino. Questa legge è per le donne, sì, ma vuole anche rendere chiaro a tutti coloro che le vorrebbero segregate, che un burqa non è un diritto di libertà, ma solo e sempre un’aberrante imposizione».

La deputata di origini marocchine sottolinea inoltre come «il fatto che la legge la proponga in Italia una donna araba che da anni combatte, assieme a tante altre, nei tribunali per la difesa delle donne, dovrebbe far riflettere qualcuno sulla sua posizione falsamente multiculturale e sulla sua insostenibile concezione dei diritti di libertà, dalla quale, ringraziando il cielo, non abbiamo mai avuto nulla da imparare».

Il ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna, ha commentato così il primo via libera: «Il velo integrale non è mai una libera scelta delle donne, ma un segno di oppressione culturale o fisica: vietarlo nei luoghi pubblici vuol dire restituire la libertà alle donne immigrate, aiutarle ad uscire dai ghetti culturali nei quali tentano di rinchiuderle e, quindi, lavorare per la loro integrazione». E ha concluso: «In Italia non esiste, come in altri Paesi, un’emergenza-burqa: i casi di donne costrette ad indossarlo restano per fortuna isolati, ma non per questo sono meno gravi. È giusto che anche qui, come in molta parte d’Europa, si cominci a discutere del modello di integrazione che vogliamo promuovere, un modello che, come ministro per le Pari Opportunità, penso non possa prescindere dal rispetto dei diritti fondamentali dell’individuo e, quindi, delle donne».

 

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.