Le agenzie di stampa hanno battuto ieri la notizia del passaggio nel Canale di Suez della flotta Nato, comandata dall’ammiraglio italiano Giovanni Gumiero, che sarà impegnata nell’attività di contrasto nei confronti della pirateria a largo della Somalia. Lo ha dichiarato il portavoce dell’Alleanza Atlantica, James Appathurai, ricordando che la missione della flotta sarà duplice: accompagnare i convogli del Programma Alimentare Mondiale (Pam) e sorvegliare il mare. Si tratta di sette unità – 2 cacciatorpediniere, 4 fregate e una nave appoggio, di Gran Bretagna, Germania, Grecia, Italia Turchia e Stati Uniti – che l’Alleanza Atlantica ha deciso nei giorni scorsi di inviare al largo della costa somala per pattugliare le acque infestate dai pirati. Il fenomeno della pirateria nell’Oceano Indiano è una vecchia storia, ma si è notevolmente acuito a seguito della crisi umanitaria che attanaglia un Paese disastrato che dipende al 40 per cento dagli aiuti alimentari internazionali (quando arrivano!). Dietro gli arrembaggi, secondo gli esperti, vi sarebbe un’economia sommersa che sostiene migliaia di famiglie somale. Sta di fatto che questi bucanieri hanno addirittura messo a punto un sistema di welfare: la famiglia di un pirata morto in un’operazione di combattimento riceve un indennizzo di 15.000 dollari, chi custodisce una nave catturata, circa 8.000.
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