La nascita della borsa merci London Metal Exchange (Lme) risale al regno di Elisabetta I nel 1571. Da allora, il 95% degli scambi avviene all’Lme per un controvalore annuo di quasi 7.500 miliardi di dollari. Il prezzo del rame negli ultimi due anni è salito del 300%, del 57% da giugno 2010 e più del 15% nel solo mese di dicembre raggiungendo i 9.700 dollari la tonnellata. Il rame è utilizzato principalmente nel settore edile, automobilistico e delle telecomunicazioni. Si dice che il prezzo dell’oro rosso stia salendo a causa del deficit di estrazione previsto per il 2011 per quasi 400mila tonnellate e per il “decling”, cioè la diminuzione della percentuale di metallo riscontrata per tonnellata di terra scavata. Nella miniera cilena Escondida, la più grande del mondo, il contenuto minerario per tonnellata dal 1996 si è dimezzato.
A fine dicembre sull’Lme un singolo operatore ha comprato rame per circa 3 miliardi di dollari, quasi il 90% delle 350mila tonnellate custodite nei depositi. Ma chi può essere stato l’autore dell’immenso acquisto? Un grosso produttore o un commerciante? No, secondo le ricostruzioni del Wall Street Journal e del Daily Telegraph pare che sia stata una banca: JP Morgan.
Perché lo ha fatto? Il vero motivo degli acquisti viene spiegato col fatto che grosse istituzioni finanziarie stanno lanciando degli Etc sul rame. Gli Etc sono strumenti finanziari dei quali l’emittente, per statuto, deve averne il possesso fisico. Da qui gli acquisti effettuati a mani basse tramite contratti derivati che ne hanno fatto salire il prezzo e che hanno permesso la vendita degli Etc al pubblico a prezzi altissimi. Successivamente con la vendita dei derivati il prezzo del rame crollerà e con lui anche quello degli Etc.
La banca JP Morgan ha negato di aver comprato il 90% del rame. Gli autori dello scoop hanno ammesso che forse non era il 90%. Ma, dicono, sarà stato l’89,9%.
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