Welfare

Alitalia, ore decisive

Accordo quadro con i sindacati confederali, ma gli autonomi annunciano battaglia

di Gabriella Meroni

Ore convulse e cruciali per la vertenza Alitalia. Dopo una maratona cominciata ieri mattina presso la sede del ministero del Lavoro, il Governo, la Cai e i sindacati confederali di Cgil, Cisl e Uil e Ugl, sono approdati alla «condivisione» di un accordo quadro che prevederebbe tra l’altro una riduzione degli esuberi di 1000 unità (i dipendenti della nuova Alitalia salirebbero da 11.500 a 12.500).

Ancora tutta aperta la partita relativa alla definizione dei nuovi contratti di lavoro e questa mattina alle 11 si ripartirà proprio da questo nodo. I sindacati sono stati riconvocati, infatti, in tarda mattinata al ministero del Lavoro. Ma, nonostante quello che questa notte è stato definito dai leader confederali un «passo avanti» la tensione rimane altissima sul fronte dei sindacati autonomi Anpac, Up, Sdl, Anpav e Avia, esclusi dal tavolo negoziale. Queste sigle dovrebbero essere convocate in giornata al ministero del Lavoro. Intanto, secondo quanto sarebbe emerso nel corso della non stop notturna, la dead line per un accordo sui contratti sarebbe stata spostata al 30 settembre prossimo.

I sindacati autonomi avevano annunciato battaglia già da ieri, quando centinaia di piloti, assistenti di volo e lavoratori di terra si erano riuniti davanti alla sede del ministero di via Fornovo. A scatenare la protesta è stato il tam tam di notizie secondo le quali le sigle confederali Cgil, Cisl, Uil e Ugl avrebbero definito i nuovi contratti di lavoro. «I confederali a via Veneto ci stanno preparando il ‘piattino’ per poi portarcelo qui», avevano detto tre le proteste, piloti, hostess e steward.

Oggi dunque si riprende con la trattativa, un’operazione che sta impegnando il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, quello delle Infrastrutture Altero Matteoli, l’amministratore delegato di Cai Rocco Sabelli e i leader di Cgil, Cisl, Uil e Ugl. La sintesi potrebbe essere raggiunta forse in giornata, con una nuova convocazione a palazzo Chigi. Il premier Silvio Berlusconi segue la situazione in continuo contatto con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, che presidia gli uffici di palazzo Chigi.


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