Economia

ALIMENTARI. Coldiretti, da stalla a tavola prezzi record

Coldiretti denuncia il divario fra i prezzi del latte, -30%, e quelli del formaggio +7%

di Redazione

I prezzi alimentari al consumo in Europa sono in  media cinque volte piu’ alti di quelli alla produzione ma la situazione si aggrava in Italia che è l’unico paese dove si è registrato nel 2009 un aumento dei prezzi per latte e formaggi nonostante il crollo delle quotazioni alla stalla. E’ quanto è emerso nell’ambito del vertice sull’andamento dei prezzi tra  corso il Commissario europeo per l’Agricoltura  Mariann Fischer-Boel, il Ministro per le Politiche Agricole Luca Zaia e il presidente nazionale della Coldiretti Sergio Marini al Forum Internazionale Coldiretti/Studio Ambrosetti.
 
A fronte del calo delle quotazioni del prezzo del latte alla stalla che sta provocando al chiusura degli allevamenti, l’Italia – denuncia la Coldiretti –  tra i grandi paesi produttori (Germania, Francia e Spagna) è l’unico dove la Commissione Europea ha rilevato un aumento dei prezzi al consumo per latte e formaggi. Scandaloso è anche – continua la Coldiretti – l’andamento rilevato per i prezzi al consumo di pane e pasta che in Italia sono aumentati in media il doppio (+5,1 per cento), rispetto a Germania (+2,1 per cento), Francia (+2,6 per cento) e Spagna (+2,8 per cento) nonostante il crollo omogeneo nei diversi paesi dei prezzi del grano rilevato dalla Commissione a febbraio 2009.
 
Nel giro di un anno il prezzo del latte alla stalla in Italia e’ crollato del 30 per cento da circa 40 centesimi al  litro del 2008 a meno di 28 centesimi di oggi mentre sugli scaffali dei negozi  dal 2008 i prezzi del latte fresco sono aumentati in media del 7 per cento su valori intorno a 1,50 euro al litro, con un ricarico dalla stalla allo scaffale – calcola la Coldiretti – del 436 per cento. La moltiplicazione dei prezzi dalla stalla alla tavola colpisce i consumatori costretti a contenere gli acquisti e gli allevatori costretti a chiudere le stalle perché non riescono piu’ a coprire i costi di produzione ma coinvolge anche altri prodotti come ad esempio le carote che sono quotate 0,36 centesimi al chilo ai produttori ma che vengono pagate dai consumatori 1,30 euro al chilo con un ricarico del 333 per cento secondo il servizio sms consumatori.
 
Il risultato è stato che – sottolinea la Coldiretti – l’aumento medio dei prezzi dei prodotti alimentari in Italia (+3,2 per cento) è quasi il triplo di quello tedesco (+1,1 per cento), piu’ del doppio di quello francese (+2,2 per cento) e il 45 per cento in piu’ di quello spagnolo. Nel 2008 – continua la Coldiretti – le inefficienze e le speculazioni a livello nazionale sono costate alle tasche degli italiani 4 miliardi di euro con l’aumento dei prezzi per i prodotti alimentari che è stato in media del 5,4 per cento superiore al 3,3 per cento dell’inflazione generale con un differenziale del 2,1 per cento che tende ad allargarsi nel 2009.
 
Secondo la relazione di Katerina Batzeli approvata recentemente dal Parlamento Europeo tra i fattori che influenzano il meccanismo di trasmissione dei prezzi e il divario dei prezzi alla produzione e al consumo, vi è anche “il comportamento commerciale degli operatori lungo la catena di approvvigionamento», inclusi i produttori, i grossisti e i dettaglianti”. Il Parlamento esprime preoccupazione per i casi in cui la grande distribuzione sfrutta il suo potere di mercato attraverso “termini di pagamento eccessivi, contributi per l’immissione nel listino e per lo spazio sugli scaffali” mentre suggerisce anche l’adozione di politiche che favoriscano un contatto più diretto tra consumatori e produttori locali come ad esempio, di promuovere aree destinate alla vendita diretta dei prodotti agricoli.
Una indicazione coerente con l’impegno della Coldiretti sul progetto “la filiera agricola tutta italiana” presentato dal presidente della Coldiretti Sergio Marini attraverso il quale l prodotto agricolo “cento per cento italiano”, firmato dagli agricoltori, sarà offerto attraverso la piu’ estesa rete commerciale nazionale che coinvolge duemila mercati di campagna amica e duemila punti di vendita delle cooperative, mille dei consorzi agrari, cinquemila agriturismi e diecimila aziende agricole, ma coinvolgerà anche la rete della ristorazione a chilometri zero e la distribuzione che intenderà partecipare.


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