Sostenibilità
Algeri, la rabbia dopo l’alluvione
I morti sono 575, di cui 538 nella capitale Algeri. La folla manifesta contro il governo al grido "Viva Bin Laden".
Monta la rabbia nelle periferie algerine dopo la disastrosa alluvione di sabato mattina. L’ultimo bilancio parla di 575 morti, di cui 538 nella capitale, dove i quartieri di Bab-el-Oued, Oued-Koriche e El-Kittan sono stati devastati da un’ondata di fango. Sembra che fra le cause della strage, oltre a una pioggia di intensità straordinaria, ci sia anche la chiusura della grande fogna costruita dai francesi alla fine dell’800. Temendo che fosse utilizzata dai terroristi del Fis, era stata chiusa dalla polizia.
Sabato, il primo ministro Ali Benflis e quello degli Interni Yazid Zerhouni, recatisi nei luoghi della tragedia, sono stati accolti da manifestazioni ostili di una folla che gridava “Potere assassino” e “Allah è grande, viva Bin Laden”.
Anche la stampa algerina denuncia “l’incuria e l’impunità del potere”.
In tutto il Paese sarebbero almeno 4.500 le famiglie senza tetto.
Fuori dalla capitale, dove si sono registrate 27 vittime, a Orano e ,Cherchell, nell’Ovest, a Sétif e Tizi-Ouzou nell’Est. Danneggiata anche Médéa, nei pressi d’Algeri.
Vuoi accedere all'archivio di VITA?
Con un abbonamento annuale potrai sfogliare più di 50 numeri del nostro magazine, da gennaio 2020 ad oggi: ogni numero una storia sempre attuale. Oltre a tutti i contenuti extra come le newsletter tematiche, i podcast, le infografiche e gli approfondimenti.