Politica

Alfano: “Sì al registro dei migranti dispersi in mare”

Il ministro dell'Interno accoglie la proposta della deputata del Pd Lia Quartapelle che nel question time di oggi alla Camera ha chiesto l'istituzione del database con le segnalazioni dei parenti che hanno perso le tracce dei propri cari. Una svolta importante per velocizzare le ricerche

di Daniele Biella

Un registro governativo con la lista dei dispersi in mare mentre tentavano di raggiungere l’Italia sui barconi della morte. È quello che si accinge a essere introdotto dal Governo dopo che questo pomeriggio la deputata del Pd Lia Quartapelle, durante il Question time alla Camera, ha chiesto espressamente al ministro dell’Interno Angelino Alfano l’istituzione di tale strumento, fondamentale a coordinare le ricerche delle centinaia di persone di cui non si sa più nulla dopo un naufragio o un salvataggio in extremis. “Ci impegneremo in tal senso”, ha risposto direttamente Alfano alla deputata del Pd, solerte nell’accogliere l’appello lanciato da Vita.it, Arci e altre realtà di associazionismo e società civile soprattutto dopo il naufragio delle scorso 2 agosto, quando al largo della Libia sono state salvate 268 persone, mentre due corpi sono stati recuperati senza vita e soprattutto  un numero tra 250 e 280 migranti risulta disperso in mare. Nelle settimane successive, almeno altri cinque naufragi hanno portato la stima dei dispersi ad almeno mille individui.

“Abbiamo già un sistema di identificazione dei corpi recuperati”, ha detto anche Alfano a Quartapelle nella seduta di oggi. “Uno strumento importante, certo, che però non basta, dato che ancora oggi alcune vittime del naufragio del 3 ottobre 2013 al largo di Lampedusa non sono state ancora identificate. Dotare il ministero di un database di dispersi raccolti dalle segnalazioni di parenti e conoscenti è più necessario che mai,per capire se tra i tanti casi ce ne sia qualcuno che abbia esito positivo”, sottolinea la deputata. È già successo in passato che una persona, anche un minore, dato per disperso in mare, in realtà era sbarcato in un altro porto e solo dopo giorni o settimane ha potuto riabbracciare i suoi cari: “una procedura ufficiale darebbe più spinta alle ricerche e quindi alla speranza delle famiglie, laddove non vi sia invece la certezza che il corpo sia rimasto in mare”.

Ora non resta che attendere che tale database veda la luce. Quanto prima, naturalmente: le associazioni e i tanti volontari informali che stanno compiendo un lavoro immenso (vedi la storia di Nawal  Soufi a Catania) a fianco delle famiglie colpite dalle tragedie, in gran parte siriane, eritree e da qualche settimana palestinesi, sono pronte a collaborare formalmente con il ministero (dal 2 agosto in poi è stato compiuto un gran lavoro dal punto di vista informale di segnalazione di nomi e foto dei dispersi) per rendere le ricerche più efficienti possibile.

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