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Alfano non ha dubbi: Mare Nostrum si chiude qua

Il ministro dell’Interno chiude la porta ad ogni possibile rinvio. Da Amnesty sottolineano «sono almeno 23.000 le persone che, dal 2000, hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere l'Europa. Non possiamo fermarci»

di Anna Spena

«Alla data del 15 settembre, erano almeno 2500, tra rifugiati e migranti, le persone morte nel tentativo di attraversare il Mediterraneo nel corso del 2014. Il loro numero reale non sarà mai conosciuto, dal momento che molti sono i corpi rimasti in mare». A dirlo è Amnesty International nel Rapporto “Vite alla deriva”. In tre naufragi avvenuti nell’ottobre 2013 hanno complessivamente perso la vita più di 500 persone. L’Italia, è intervenuta in maniera concreta per evitare altri morti in mare. Il 18 ottobre 2013 ha varato l' operazione “Mare Nostrum”, impiegando una componente significativa delle proprie forze navali per soccorrere rifugiati e migranti. La Marina italiana ha soccorso più di 100.000 persone.

È stata confermata la notizia che, come ha sottolineato il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, l’operazione verrà chiusa: «Ho sempre detto che Mare Nostrum non avrebbe fatto il secondo compleanno e non lo farà. Mare Nostrum chiuderà perché è un’operazione di emergenza».

Il 27 agosto 2014, la Commissione europea ha annunciato che Frontex, l’agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli stati membri dell’Unione europea, avrebbe avviato entro il primo novembre l'operazione Triton, dapprima per integrare l'iniziativa italiana fino poi a sostituirla del tutto. Ci sono molti dubbi circa la capacità di Frontex di intervenire efficacemente nelle operazioni del Mediterraneo centrale, proprio perché la sua operatività dipende principalmente dalle risorse che tutti gli stati membri intenderanno investire nel soccorso dei migranti. Lo stesso presidente della Frontex, Gil Arias Fernandez, ha espresso i suoi dubbi sulla questione: «Mare Nostrum e Triton non sono la stessa cosa. Triton nasce per controllare la frontiera non per operazioni di ricerca e soccorso».

Insorgono le principali organizzazioni che si occupano di migrazione: «L’annuncio del ministro degli interni Alfano è in diretta contraddizione con l’impegno dichiarato dal premier Renzi solo poche settimane fa» dice in una nota Manu Moncada, coordinatore delle operazioni di Medici senza Frontiere in Italia, che continua «Oggi il governo italiano, che detiene anche la presidenza del Consiglio europeo, sta ritirando una decisione politica volta a salvare vite umane».

Dello stesso avviso è Nicolas J. Beger, direttore dell’ufficio di Amnesty International presso le istituzioni europee:«Finché l'Ue non si impegna e dispone un'operazione collettiva che eguaglia o addirittura supera le azioni di Mare nostrum, Amnesty International sollecita l'Italia a proseguire le sue operazioni di ricerca e soccorso per salvare vite umane; ma questa volta con il sostegno significativo di tutti gli stati membri».

Save the Children pone l’accento sul dramma dei bambini migranti: «L’operazione Mare Nostrum ha consentito, nell’ultimo anno, di salvare decine di migliaia di persone, tra le quali moltissimi bambini. Riteniamo necessario mantenere inalterato, e semmai rafforzare lo sforzo volto a trarre in salvo i profughi, in fuga da scenari di conflitto internazionale purtroppo sempre più cupi. Sono 22.700 i bambini e gli adolescenti giunti in Italia via mare da gennaio sino a oggi, prevalentemente dalla Siria, Eritrea ed Egitto», spiega Raffaella Milano, direttrice del programma Italia-Europa. Anche l'alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati esprime la sua preoccupazione su tutta la questione «Terminare Mare Nostrum senza che venga sostituita da un’operazione di soccorso in mare europea metterà a rischio la vita delle persone. E’ necessario mantenere una forte capacità di soccorso in mare dei rifugiati e migranti che tentano di raggiungere l’Europa per chiedere protezione ed aumentare le alternative legali alle pericolose traversate» dichiara Laurens Jolles, rappresentante UNHCR per il Sud Europa.

Un po' di numeri
È fondamentale che l’accesso alla protezione sia garantito durante le operazioni di ricerca e di soccorso. Nel 2013, il 48% di tutti gli ingressi irregolari e il 63% di tutti gli arrivi irregolari via mare in Europa riguardava persone provenienti dalla Siria, dall’Eritrea, dall’Afghanistan e dalla Somalia, tutti paesi dilaniati da conflitti e da violazioni dei diritti umani. Nei primi otto mesi del 2014, il 40% delle persone arrivate irregolarmente in Europa attraverso il Mediterraneo centrale erano eritrei (23%) e siriani (17%). La maggioranza delle persone che abbandonano questi paesi fuggono decisamente da situazioni di violenza generalizzata o da persecuzioni e dunque necessitano di protezione internazionale.

Il Regno Unito
La situazione diventa ancora più drammatica alla luce delle scelte del Regno Unito di non partecipare alla missione Triton. Durissima la direttrice generale di Amnesty International Regno Unito Kate Allen che ha dichiarato: «La vaga prospettiva di essere salvati non è mai stata un incentivo. La guerra, la povertà e la persecuzione sono ciò che spinge le persone alla disperazione e a correre rischi terribili. La storia giudicherà imperdonabile questa decisione. Quando è giunto il momento di agire, il Regno Unito ha girato le spalle a persone disperate per lasciarle annegare».

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