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Alfano “messo alla prova”

Lega e An stoppano il ministro della Giustizia

di Franco Bomprezzi

Il ministro della Giustizia Alfano stoppato in consiglio dei ministri sulla proposta di mettere in prova in lavori socialmente utili i cittadini condannati a pene fino a 4 anni. Una proposta che ha creato imbarazzo nel centro destra, ma che potrebbe essere riformulata e incontrare un consenso assai ampio. I giornali registrano puntualmente la sostanza della discussione. E inoltre la rassegna stampa di oggi si occupa di:

 

 

“Carcere, Alfano si difende: «La mia legge nota a tutti»”: è il titolo del breve richiamo in prima che Repubblica dedica allo stop alla “messa in prova”. A pagina 11 Liana Milella riferisce delle divisioni all’interno della maggioranza. La messa in prova, grazie alla quale chi commette un reato può chiedere prima del rinvio a giudizio di evitare il processo facendo lavori socialmente utili e vedendosi cancellato il reato, spacca il Pdl. Mentre erano prevedibili le reazioni dell’opposizione (per Di Pietro è «una sostanziale e totale impunità»), meno ovvie le reazioni di Maroni e soprattutto di La Russa. Entrambi hanno preso le distanze da Alfano. Il più critico è il titolare dell’Interno: «è un’ipotesi semplicemente impraticabile». Contraria anche l’avvocato Bongiorno, presidente della commissione giustizia. Alfano è criticato anche da Anm, l’associazione aveva proposto la messa in prova per i reati fino a 3 anni. Anm inoltre si appella all’Onu, preoccupata «dall’aggravarsi dei duri attacchi contro la magistratura del premier e di altri esponenti politici». Ironico Ghedini, avvocato di Berlusconi: «faremo i processi con i caschi blu». In un altro pezzo il retroscena: “L’ira del Guardasigilli «La Russa e Maroni conoscevano del testo». Si difende  Alfano: «il mio disegno di legge è equilibrato e puta a deflazionare la popolazione carceraria dando al contempo un preciso segnale. Le pene si scontano. Non ci sono bonus per nessuno. Anche chi, da incensurato, viene condannato a due anni dovrà scontare la pena. Niente più condizionale gratis. Per ottenerla bisognerà svolgere lavori socialmente utili». Il vero timore è che agli occhi dell’opinione pubblica la messa in prova suoni come un indulto…

Dino Martirano per il Corriere della Sera intervista il ministro Alfano. Richiamo in prima e servizio a pag 17. I fatti: ieri il consiglio dei ministro non ha concesso il via libera a un disegno di legge proposto dal Guardasigilli che proponeva la possibilità di sospendere i processi per i reati fino a quattro anni, a causa delle obiezioni della Lega e di An. Il meccanismo che potrebbe portare molti indagati per reati anche gravi alla sospensione del processo e al reato estinto se il lavoro socialmente utile è svolto bene non convince gli alleati di Forza Italia. Il Pd propone che la misura valga al massimo per i reati fino a due anni, l’Idv fino a 3.

Parola dunque al ministro: «Pochi giorni fa proprio l’Italia dei valori proponeva al Senato la “sospensione del processo” con la messa alla prova per i reati fino a 3 anni…Ecco, noi abbiamo adottato quello schema e ora accusano il governo di voler varare un colpo di spugna. Nessuno si sogna amnistie e indultini. Non siamo interessati»…«Anche La Russa e Maroni condividono l’impianto del provvedimento…Sui 4 anni capisco le perplessità però confermo che siamo pronti a discuterne»…E ancora: sullo stop alla condizionale “gratuita”: «la condizionale è un istituto che ha una sua storia, ma ha finito per trasformarsi in una sorte di condanna onoraria.

Così quando il cittadino viola il patto di lealtà con i propri consociati deve risarcire la comunità». Sulla messa in prova: «È un istituto che da oltre 20 anni esiste nel processo minorile: ha il sostegno di gran parte della dottrina giuridica; è stato proposto per la deflazione processuale da numerosi esponenti del centrodestra; fa parte integrante delle schede che mi sono state proposte dall’Anm; rientra nel progetto di accelerazione del processo proposto dal governo Prodi; è ritenuto valido dal ministro ombra Tenaglia sebbene col tetto di due anni; è proposto anche dall’Idv con lo stesso schema».

 

“Giustizia, Lega e An stoppano Alfano” a pag 12: la posizione della Stampa è possibilista. Alfano ha perso una battaglia ma pensa di avere i numeri in parlamento per vincere la guerra almeno per la metà del ddl. La Lega in fondo è contraria alla sospensione in quanto non vuol far percepire al proprio elettorato di voler  concedere una sorta di amnistia. An invece, è preoccupata delle ripercussioni che questo ddl possa avere sul proprio elettorato alle europee. Ma c’è anche Mastella, che alla Stampa dice che l’idea non è male, perché in fondo era sua. «Era una proposta del governo Prodi. Non mi pare che ci fossimo strappati i vestiti. Ci sembrava già  allora una soluzione giusta. MA ora non c’è il clima per approvarlo». “Maroni sapeva tutto ed era d’accordo”: a pag.23 La Stampa intervista Niccolò Ghedini, che al nuovo disegno ci ha ovviamente lavorato. E non è un amnistia assicura Ghedini. E per quanto riguarda quelli che nella maggioranza ora hanno storto il naso come Maroni, Ghedini dice «che questo è davvero straordinario visto che lunedì sera, in una cena ad Arcore, gli è stato spiegato per filo e per segno il nuovo progetto e lui si era detto d’accordo. Comunque mi risulta che Maroni abbia smentito di aver mai rilasciato dichiarazioni in questo senso ad alcuni giornali. E per la sinistra che accusa il governo di voler fare il solito “liberi tutti”». Ghedini invita a rileggere il disegno Mastella e afferma che i ragionamenti di Di Pietro sono ipocriti.


Il Sole 24 Ore relega Alfano in ultima pagina. Si dà risalto alle tante difficoltà che il ministro ha incontrato nel far passare non solo la norma (che di fatto non è neppure stata discussa) ma soprattutto la “filosofia” che la anima: basta benefici gratis, ovvero, basta con le scarcerazioni a fronte di “nulla” da parte del detenuto (come è oggi la sospensione condizionale della pena). Lo scoglio maggiore è dato dalla soglia sotto la quale si applicherebbe la messa in prova: 4 anni sembrano troppi, anche perché vi ricadono reati odiosi e per cui il governo si è speso molto, quali molti reati bancari, la cessione di casa ai clandestini, deposito abusivo di rifiuti (vedi Campania), violenza privata, lesioni gravissime da guida in stato di ebbrezza ecc. ecc. Inoltre – fa notare il giurista Guido Neppi Modona, interpellato a commento –  più della metà dei reati del codice è punito proprio con pene fino a 4 anni.

 

Italia Oggi dà risalto alle cifre della giustizia. L’Italia si conferma campione di spesa giudiziaria: seconda solo alla Germania, spende quasi due miliardi di euro in stipendi, 455 milioni vanno invece alle spese di giustizia, la metà per il mantenimento dei tribunali, un milione e 650 mila euro per la formazione, mentre mancano i dati degli investimenti in nuove infrastrutture. Sono alcuni dei risultati italiani aggiornati al 2006 del rapporto CEPEJ presentato ieri in Cassazione dopo l’uscita del documento in sede europea. Con pm e legali, i nostri tribunali costano 70 euro per abitante l’anno, mentre senza, costano dai 40 ai 60 euro. Si spende poco per l’assistenza legale gratuita dove non si arriva nemmeno ai 10 euro l’anno per abitante. In rapporto a realtà come quelle di Norvegia e Regno Unito pari a 50 e 60 euro per abitante. E’ l’arretrato la bestia nera della giustizia italiana: 3.687.965 cause civili pendenti davanti al tribunale civile di primo grado contro i numeri ben più giù esigui di Germania, Spagna e Russia, rispettivamente attestate alle 544.751, 781.754 e 480.000 cause. Peggio va nel penale dove per i reati più gravi le cause pendenti al 2006 erano di 1.204.151 contro le 70.610 inglesi, e 287.223 tedesche e le 205.898 spagnole. I nostri tribunali di primo grado continuano ad essere troppi rispetto agli abitanti: 849 per 100.000 abitanti. Le nostre corti hanno un sistema di valutazione della performance ma gli indicatori sono riferiti sempre all’ufficio e non al magistrato come già avviene in Spagna, Grecia, Croazia, Montenegro e Romania.

 

Avvenire dedica uno spazio abbastanza marginale alla proposta di Alfano, a cui per altro aveva destinato una pagina ieri. “Giustizia, Lega e An frenano Alfano” (pag. 10). Le opposizioni accusano il ministro  di voler operare un’amnistia mascherata per svuotare le carceri, ma sono stati Maroni e La Russa ad annunciare lo stop al provvedimento. La contrarietà non riguarda il lavoro obbligatorio in cambio della condizionale ma il «probation system» è il limite di pena ai 4 anni: secondo Lanfranco Tenaglia (Pd), infatti,  «un limite possibile e serio per l’applicazione di questo istituto sarebbe quello dei due anni». In effetti, una proposta analoga era già stata avanzata da Mastella durante l’ultimo governo Prodi: allora il limite era di 3 anni, poi ridotto 2, e tuttavia non se ne fece nulla.  

 

Mario Cervi su il Giornale commenta il progetto annunciato dal ministro della giustizia Alfano. Il tono si avverte dal titolo “Lavori utili? Sì, ma nessuna amnistia”. Alfano ha spiegato che «chi ha causato un danno alla società deve ripararlo lavorando altrimenti niente condizionale».  A pag. 14 un’infografica illustra nei dettagli i reati e gli interessati. Cervi scrive: «La proposta muove da problemi urgenti della giustizia italiana. Il primo è che le carceri scoppiano e che il dissennato indulto approvato quando Prodi era la potere ha solo per breve  tempo svuotato i penitenziari, presto ripopolati e dato campo libero a molti professionisti della criminalità. Il secondo è che la lentezza con cui la legge agisce porta spesso e volentieri i processi alla prescrizione. Si tratta dunque da una parte di evitare il sovraffollamento e dall’altra di assicurare una ragionevole e pronta espiazione delle pene minori».  A questo punto Cervi mette un paletto «La corruzione, la truffa,  i maltrattamenti e l’uccisione di animali, la pornografia minorile non mi sembrano robetta da liquidare obbligando il colpevole a faticare un po’ e quindi licenziandolo con una pacca sulla spalla. Ritengo che i cittadini vogliano essere tranquillizzati». A questi motivi di dubbio Cervi ne aggiunge un altro. «Poichè quasi tutto nella versione burocratica s’ingigantisce o si annulla, temo la nascita di un costoso organismo gonfio di dirigenti per “la messa in prova” e temo ugualmente che “la messa in prova” diventi una burletta che nessuno controlli davvero sei lavori socialmente utili  sono stati fatti».

a pagina 14 invece la cronaca politica. Il Giornale ricorda che la proposta dei lavori socialmente utili era stata già avanzata da Mastella e da Idv e quindi bolla come paradossale la protesta che arriva da sinistra. Di spalla un articolo in cui si dice che Negli Stati Uniti e in Gran Bretagna il lavoro socialmente utile al posto della pena  è la regola.

 

“Carcere, destra divisa  E l’Anm chiama l’Onu” è il titolo della colonna che il manifesto dedica (pag 8) alla questione giustizia e la proposta del ministro Alfano della “messa in prova”. Si osserva che «La levata di scudi dell’Italia dei valori serve a poco. A metà mattinata è il ministro della difesa Ignazio La Russa a bocciare il disegno di legge del collega Angelino Alfano che avanza la “messa in prova” degli imputati incensurati…. “È ancora una proposta tutta da esaminare”, frena La Russa lasciando Palazzo Grazioli (…) Per il ministro della giustizia Alfano è il secondo giro sulla graticola in pochi mesi». L’articolo prosegue «Mentre la polemica decolla, nessuno dei contendenti sembra notare che l’Associazione nazionale magistrati ha deciso di rivolgersi all’Onu perché apra una verifica sugli attacchi del presidente del consiglio contro la magistratura. Con una lettera il presidente Luca Palamara e il segretario Giuseppe Cascini hanno chiesto al relatore speciale per i diritti umani Leandro Despouv una sua visita in Italia per illustrargli direttamente i “motivi di grande preoccupazione per quanto sta accadendo in Italia”. I caschi blu dovrebbero occuparsi dei “duri attacchi alle decisioni della magistratura venuti da esponenti politici e dallo stesso primo ministro” oltre che dei progetti di riforma del Csm che vogliono “sminuire” il ruolo di garanzia dell’indipendenza della magistratura”. Se al pacchetto si aggiunge la crescente lunghezza dei processi italiani, scrive l’Anm, l’inviato dell’Onu avrà di che riferire al suo rientro a New York».

E inoltre sui quotidiani di oggi:

 

Flussi immigrazione

Repubblica – Si condensa in un richiamo in prima su Repubblica ma focalizzato alla rivolta dei dottori: “I medici non denunciamo i clandestini malati”. Si tratta della proposta del governo: Marco Reggio, a pagina 13, spiega come i medici non sia affatto intenzionati a dar seguito a questa iniziativa. «Siamo indignati e preoccupati, non denunceremo i clandestini perché è contro le norme morali della professione medica» è il commento della Società italiana di medicina delle migrazioni. L’obbligo di denuncia in sostanza violerebbe il principio universale del diritto alla salute. Mentre il governo stringe, la Toscana ha presentato una proposta di legge che conferma l’assistenza sanitaria ai clandestini. «Vogliamo ampliare l’offerta per costruire un modello civile di convivenza» ha detto il governatore Martini. Contro la proposta di bloccare per 2 anni i flussi, si schiera anche l’Arci: «Una norma invocata in nome della crisi finanziaria ed economica, una scelta sbagliata e pericolosa». Dell’emergenza integrazione ha parlato anche il cardinal Bagnasco: «L’integrazione è un versante problematico rispetto al quale la Chiesa sa di dover dire il suo sì agli italiani, indicando la strada della mortalità sociale e della legalità pubblica».

Il Giornale – Pagina 2 dedicata alla Blue card, permesso d’ingresso senza vincoli temporali per  laureati e specializzati . Caprettini da Strasburgo dà conto della linea voluta dai francesi – che presiedono il semestre – per cui per l’immigrazione legale si terrà conto del fabbisogno e della capacità di accoglienza (e qui sono inserite le blu card), per l’immigrazione clandestina si vuole assicurare il ritorno nei Paesi d’origine, mentre la loro regolarizzazione sarà presa in considerazione solo per motivi umanitari, con valutazione caso per caso. Si parla inoltre di rafforzare i controlli alle frontiere, di elaborare una procedura d’asilo e fare un network con i paesi d’origine dei clandestini.

 

5 per mille

Il manifesto – Si parla dell’emendamento che potrebbe sbloccare nelle prossime settimane gli oltre 16 milioni di euro del 5permille del 2006 mai arrivati alle associazioni indicate dai contribuenti per vizi di forma. L’articolo si conclude ricordando che da parte del governo ci sarebbero delle ipotesi sul tavolo di una stabilizzazione del 5permille «come l’organizzazione a gennaio di un piccolo gruppo di lavoro con le associazioni per discutere una normativa sul terzo settore. In ogni caso, nonostante le rassicurazioni di Palazzo Chigi, gli enti esclusi vogliono mettere nero su bianco al più presto per dare un’ulteriore forma di garanzia perché quei fondi restino destinati al cinque per mille».

Nazisti su You tube

Repubblica – A pagina 21, “Vergogna nazista su YouTube on line le canzoni antisemite”. La cronaca è di Marco Pasqua: un gruppo, che si definisce 99Fosse, riversa il suo odio verso gli ebrei, deride la Shoah e i campi di sterminio su Youtube. A mettere le loro canzoni on line ci ha pensato un utente che si firma Karl Gebhardt, come il medico personale di Himmler. Non è l’unico caso né  isolato. Condanna bipartisan a Montecitorio.

Erba

Il Giornale – A pag. 6 Stefano Lorenzetto riflette: “Se il morto è un fenomeno da t- shirt” i familiari delle vittime in tribunale si presentano con le magliette in cui campeggiano le foto dei loro cari. E’ accaduto nel processo per le vittime della scuola di San Giuliano in Molise, sta accadendo al processo contro la Thyssen e ora Erba in cui Marzouk si è presentato con le effigi di moglie e figlio. Lorenzetto premettendo che da Marzouk  se lo aspettava  avendo velleità mediatiche, scrive per tutti che si tratta di «un’ostentazione inutile, possiamo piangerli senza esibirli» e che «oggi  tutti vogliono vedere  essere visti. e anche il dolore diventa show. Poi allarga  il discorso «Tutto va documentato per immagini. La parola non conta più nulla. se non mostri le prove visive non ti fila nessuno».

 

Ogm e biologico

Repubblica – Dalla prima e poi a pagina 31, editoriale di Carlin Petrini: “Ogm all’assalto del biologico”. L’occasione è il prossimo 1 gennaio 2009, quando entrerà in vigore il nuovo regolamento che equipara l’agricoltura biologica a quella convenzionale per quel che riguarda la contaminazione accidentale da Ogm. Ovviamente contrario il padre di Slow Food, che richiama il parere contrario del Parlamento europeo (ignorato in sede di Commissione). «L’unica spiegazione che mi sono dato è veramente sgradevole. Ha a che fare con la volontà politica di danneggiare ancora una volta le produzioni sostenibili e di qualità favorendo le lobby del “tanto peggio tanto meglio”, economicamente potentissime»… Al contrario «la difesa dell’autentico made in Italy passa dalla difesa delle produzioni biologiche».

Eluana

Avvenire – Il tema caldo è sempre quello di Eluana, che impegna un editoriale di Marina Corradi in seconda pagina (“quello sfavore della vita che ci rende irriconoscibili”) e due pagine di approfondimento: la 6 e la 7, con un’intervista a suor Maria Ildefonsa Busatta delle Piccole suore missionarie della carità di don Orione, sulle sue parole contro l’accanimento terapeutico, subito interpretate dai media come opinione favorevole alla sospensione di alimentazione e idratazione (“Suor Ilde: mai parlato ai media di eutanasia”); e un’intervista a Franco Cuccurullo, rettore dell’Università di Chieti e presidente del Consiglio superiore di sanità: “Morirà per eutanasia, non della sua malattia”. Intanto a Bologna, Sergio Lo Giudice, consigliere comunale del Pd ha proposto l’istituzione di un registro pubblico per depositare il proprio testamento biologico. La proposta sarà discussa il 28 novembre nella Conferenza territoriale sociosanitaria.

Garante per l’infanzia

Avvenire – A pag. 9 il IV Rapporto 2007/2008 sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, il dossier di aggiornamento sul monitoraggio della Convenzione di New York, redatto sotto il coordinamento di Save the Children e grazie all’apporto di molte associazioni sostiene che in Italia negli ultimi anni sono fioriti numerosissimi organismi che si preoccupano di tutelare i bambini: il vero rischio è la frammentazione delle responsabilità e delle competenze. Quindi, per portare un impulso davvero efficace alle politiche per l’infanzia, forse, basterebbe che il garante adempisse a pieno alle sue funzioni di coordinatore.

 Il Giornale – A pag. 26 arriva il via libera del consiglio dei ministri per la nascita del garante per l’infanzia. Il ministro Carfagna spiega: «sarà una figura indipendente con compiti consultivi e di proposta».

 

Dio visto dai bambini

Repubblica – R2: a pagina 39: “Per me l’Arca è come lo zoo” Così i bambini raccontano Dio. Maria Novella De Luca riferisce di un volume che raccoglie le testimonianze di piccoli cristiani, ebrei, musulmani delle scuole di Roma. Ovvero come i bambini vedono e si rappresentano Dio. «maestra ma Dio come fa a guardarci tutti insieme? Lo so io come fa, c’ha mille occhi»…

Ratzinger preveggente

Italia Oggi – Nel 1986, da prefetto della Congregazione della Fede, Ratzinger aveva visto i pericoli del laissez faire. «Un approccio scientifico che si ritiene in grado di gestire il mercato senza etica disconosce la realtà dell’uomo.E quindi non è scientifico. Oggi abbiamo bisogno del massimo del massimo di comprensione specialistica dei fenomeni economici, ma anche del massimo di etica, cosicchè la comprensione dell’economia possa entrare al servizio dagli obiettivi giusti. Solo in questo modo  quella sapienza sarà politicamente praticabile e socialmente tollerabile. L’economia di mercato non può prescindere dall’uomo. Sta diventando sempre più chiaro che lo sviluppo dell’economia mondiale è legato allo sviluppo della comunità mondiale e alla famiglia universale dell’uomo, e che lo sviluppo dei poteri spirituali del genere umano è essenziale nello sviluppo della comunità mondiale. Questi poteri spirituali sono essi stessi un fattore dell’economia: le regole del mercato funzionano sol quando esiste un consenso morale che le sostiene» Era il 1986, e l’allora presidente della Congregazione della dottrina della fede, cardinale Ratzinger, ragionava così sugli effetti della globalizzazione e di un mercato senza controlli. L’articolo venne pubblicato nel corso del simposio “Church and economy in dialogue” e riletto alla luce della tempesta finanziaria ed economica che ha colpito il mondo nel 2008 con segnali di allarme rimasti quasi inascoltati fino al luglio del 2007 è un esempio di preveggenza.

Crisi del mercato


il manifesto – l’apertura del manifesto: “Mal d’auto”, si sottolinea come questa crisi è di tutta Europa dove i produttori chiedono tutele come negli Usa, la Commissione europea sarebbe d’accordo se mirati sull’ambiente. Nella stessa pagina (pag 5) in una sorta di diario della crisi si parla dei licenziamenti Basf (la più grande azienda chimica del mondo) dell’Opec disperata (i paesi Opec si sono accorti che causa recessione le loro entrate si stanno drasticamente riducendo) e Londra è sfiduciata (la fiducia degli imprenditori britannici è scesa ai livelli più bassi degli ultimi 28 anni). Gianni Ferrara firma un articolo dedicato a: “Per un nuovo governo dell’economia. Il fondo monetario? D’ora in poi garantisca i diritti sociali”, si parte dalla considerazione che non si sa se «riusciranno a non pagare la crisi i milioni e milioni di persone sparse in tutti gli angoli del pianeta che non hanno la responsabilità di averla causata”, l’idea sarebbe quella di proporre che al Fmi si debba conferire «anche la funzione di imporre che le politiche finanziarie e tributarie dei singoli stati riservino quote consistenti della spesa iscritta nei rispettivi bilanci alla garanzia dei diritti sociali? Non è la rivoluzione mondiale che sto proponendo, ma un po’ di democrazia, quella comprensibile dai diseredati di tutti i paesi».

Save the children

Il Giornale – A pag. 26 il ministro Carfagna insieme a una ventina di colleghi parlamentari sarà cameriera in una cena per la raccolta fondi a favore della ong il 2 dicembre, a Milano.

 

 

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