Cultura

Alex langer: il profeta e la balena

La biografia di Alex Langer non poteva che essere un viaggio. I capitoli del libro di Levi sono scarni nomi di città, tratte ferroviarie, vecchi biglietti...

di Sara De Carli

La biografia di Alex Langer non poteva che essere un viaggio. I capitoli del libro di Levi sono scarni nomi di città, tratte ferroviarie, vecchi biglietti ripescati nella tasca della giacca. Vipiteno. E poi Bolzano, Firenze, Praga, Roma, Manaus, Mosca, Bruxelles, Tirana, Sarajevo, Camaldoli, Tuzla. Sembrano viaggi solo andata, sono tutti viaggi a/r. Perché nulla per Langer era importante come il rapporto con il territorio, gli incontri fatti di persona.

Lui che ha calcato l?Italia e l?Europa senza mai disegnare la più piccola sala di provincia, che «non amava gli aerei e girava in treno, macchina e in autostop», che «appena qualcun altro si metteva al volante si addormentava per la stanchezza», che era pronto a dividere a metà il suo stipendio da europarlamentare (7 milioni di lire, nell?89) per contribuire alla federazione dei Verdi italiani ma non a tagliare sui viaggi (6 milioni). Lui che considerava il gruppo misto «il miglior prodotto d?esportazione che ho imparato nella nostra situazione sudtirolese»: un nucleo che nel conflitto non si limita a dialogare con le parti ma condivide con gli altri parte della propria identità, senza perdere i legami con la propria parte.

A dodici anni dal suo suicidio, mancava una biografia così ampia di Langer. Quella che ci regala ora Fabio Levi, docente di Storia contemporanea a Torino, è una webcam che segue passo passo il viaggio di Alex, spia gli appunti per metterli in ordine e gli lucida la sera le scarpe. Dal tema delle medie (frequentate dai Francescani in italiano, lui mezzo ebreo e mezzo tedesco) ai rimproveri del suo preside fino al biglietto d?addio scritto a Pian dei Giullari il 3 luglio 1995. Passando per i Verdi, la sinistra, l?ecologia, la guerra nei Balcani. Manca la voce di Langer. Che diceva: «La pace non si ottiene per vie semplicistiche. Mi sono meravigliato che alcune persone siano tornate da Sarajevo con lo stesso atteggiamento declamatorio sul valore universale della pace e dei diritti umani. Una sanguinosa epurazione etnica, massacri, stupri, deportazioni: non si può trovare come unica risposta l?invocazione astratta della non violenza».

Lo chiamavano il ?profeta verde?, ma nel maggio 1995 Alex scrisse a Tonino Bello una riflessione su Giona, «il ?profeta controvoglia? costretto a portare a destinazione il messaggio che gli è stato affidato». E conclude: «Beati i profeti che non devono passare per la pancia della balena». Leggendo questo libro siamo un po? Pinocchio, che nella pancia della balena ritrova Geppetto.

Fabio Levi
In viaggio con alex
Feltrinelli, pp. 240, euro 14


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