Non profit

Alessio II, il “papa” dei russi

È morto il patriarca di Mosca, una figura di importanza storica nella transizione della Russia dal comunismo.

di Redazione

È morto all’età di 79 anni il patriarca di Mosca Alessio II. Una figura di grande importanza nella grande transizione che il paese ha vissuto in questi  decenni. Lo scorso anno Alessio II aveva rilasciato una lunga intervista al mensile 30Giorni  diretto da Giulio Andreotti. Nel riportiamo alcuni passaggi frelativi alla sua concezione del rapporto tra religone e giustizia sociale.
L’intervista, realizzata da Giovanni Cubeddu e Fabio Petito può essre letta nella sua inegralità sul sito di 30Giorni.

Domanda: Sul tema della sollecitudine della Chiesa per la giustizia sociale nel mondo e nei confronti degli ultimi: l’enciclica di Paolo VI Populorum progressio ha già più di quarant’anni. Lei come la ricorda? In tante sue parti sembra davvero scritta oggi.
Alessio II: Ci sono ovviamente noti i documenti della Chiesa romano-cattolica, nei quali si affronta il tema della giustizia sociale, si parla della lotta alla povertà e degli altri problemi della società contemporanea. Su molti punti questi pensieri sono in sintonia con i nostri. Molti comprendono che il mondo non sta diventando più giusto, e ai cristiani di oggi, anche più che non quarant’anni fa, spetta difendere con la parola e con le azioni chi soffre, chi è oppresso, chi è nella povertà. La Chiesa ortodossa russa studia e condivide la preziosa esperienza del servizio sociale dei cristiani d’Occidente, così necessaria anche per la nostra attività in quest’ambito. Infatti, nei lunghi anni di persecuzione da parte del potere ateo, la nostra Chiesa non ha potuto condurre tale opera: qualunque attività sociale da parte sua era ordinariamente vietata dallo Stato. Solo alcuni anni fa la nostra Chiesa ha avuto la possibilità di far rinascere la propria ricca tradizione di servizio sociale e caritativo, e di svilupparla in forme nuove, utilizzando in modo proficuo l’esperienza di altri. Tra l’altro, i risultati di questa rinascita sono impressionanti: praticamente in tutto lo spazio postsovietico la Chiesa ortodossa è diventata uno dei principali soggetti nell’organizzazione e nella partecipazione al lavoro sociale, è il primo difensore dei nullatenenti e degli emarginati, e ha ottenuto la loro fiducia. Lo ritengo un chiaro segno dell’azione nel mondo della grazia di Dio, che non si esaurisce mai e viene a tutti in soccorso.

Domanda: «La nostra Chiesa condivide la convinzione che un conflitto globale potrebbe essere prevenuto e i conflitti locali ricomposti solo se tutte le nazioni crescono liberamente e se tutte le civiltà storiche possono senza restrizioni influenzare i destini del mondo. La nostra Chiesa è desiderosa di continuare a sviluppare il dialogo con i leader religiosi iraniani». Santità, lei lo ha detto all’ultima sessione di dialogo tra Ortodossia russa e Islam, a Teheran già due anni fa. Sembrerebbe la sua risposta alla tesi del conflitto di civiltà, ma è anche di più. Può spiegarci? A suo giudizio, quale contributo potrebbe apportare la grande tradizione religiosa e culturale russa al progresso del dialogo tra le civiltà per la costruzione di un ordine mondiale più a misura d’uomo? E per quanto riguarda l’islam che vive nelle terre ortodosse russe, come va la coesistenza oggi?
Alessio II: La Russia è un posto unico al mondo, dove islam e cristianesimo convivono pacificamente da mille anni. Da noi non c’è mai stata alcuna guerra confessionale, mentre la storia di altri Paesi della terra ha conosciuto numerose e sanguinose guerre di religione. Da ciò si comprende che le genti della Russia hanno imparato a vivere insieme, ad avere rispetto reciproco, a tenersi in debito conto, a non recarsi offesa. È quanto mai evidente oggi lo straordinario potenziale di conciliazione presente nelle religioni, soprattutto per quanto riguarda i rapporti interetnici. Sono convinto che gli esponenti delle religioni tradizionali, tutti insieme possano e debbano rispondere al gran numero di sfide e di problemi scottanti, invitando i propri fedeli alla pace e alla concordia. Infatti la posizione di conciliazione dei capi religiosi può servire a evitare molti conflitti, a impedire la trasformazione dei conflitti internazionali in conflitti interreligiosi, a porre un limite alla diffusione di pericolosi movimenti pseudoreligiosi. La Chiesa ortodossa russa ha sempre invitato e invita a coltivare un dialogo paritario e rispettoso tra religioni, culture e civiltà a livello nazionale, regionale e internazionale. È particolarmente importante unire gli sforzi per aiutare lo sviluppo del diritto internazionale, la partecipazione al superamento di situazioni di conflitto, la comprensione senza preconcetti dei vari modelli di interazione tra religione, Stato e società.

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.