La nostra vita da caregiver

Alessandra e Giovanna: «Schiacciata tra cura e lavoro, la mia è la generazione sandwich»

Alessandra Galletti ha 52 anni. Ha un lavoro, un compagno e due figlie ancora piccole. La madre ha una malattia oncologica cronica. «Ci sono momenti in cui mi sento letteralmente schiacciata», ammette. Un pezzo della fatica è legato alle difficoltà a vedersi riconosciuta la legge 104, con i permessi sul lavoro: «Ho dovuto usare giorni di ferie per accompagnare mia madre a fare i vari controlli, non sapevo più come fare»

di Francesco Crippa

«Ogni tanto vorrei potermi annoiare anche io, non mi succede da quando ero ragazza». Mentre lo dice, sul volto di Alessandra Galletti si disegna un sorriso stanco. È seduta nella sua cucina. Davanti ha un faldone pieno zeppo di documenti medici di sua madre. Tutt’intorno, sui mobili e nelle cornici dei quadri, quelli che lei chiama affettuosamente «paciughi», cioè i disegni fatti dalle sue figlie. Di suo, invece, non c’è niente, se non il computer di lavoro che ha chiuso per incontrarci. La maggior parte della sua giornata, infatti, deve dedicarla ad altro o ad altri. E così, di tempo per se stessa ne rimane davvero poco.

Alessandra ha 52 anni, vive assieme al compagno Alessio e alle loro figlie Adele e Bianca, di 7 e 12 anni, in una frazione di Baricella, piccolo comune immerso nella campagna a metà strada tra Bologna e Ferrara. Lavora nell’ufficio amministrativo di un ente pubblico, ma il suo impiego principale, in termini di sforzo mentale, è fare la caregiver della madre, Giovanna, che da quasi quindici anni convive con una malattia oncologica cronica aggravatasi nel 2021 dopo la morte del marito. Un peggioramento che si è abbattuto tutto su Alessandra, che da allora è costretta a barcamenarsi tra l’essere figlia, madre, moglie, con tutto ciò che ogni ruolo richiede, e i suoi compiti professionali. Senza contare la cura della casa. «Ci sono momenti in cui mi sento letteralmente schiacciata», ammette, «momenti in cui sento proprio il bisogno di uscire dalla mia routine, di “spaccarla”».

Alessandra è uno dei cinque caregiver che si raccontano nel numero di VITA Magazine La solitudine dei caregiver. Come vivono? Di cosa hanno più bisogno? Quali richieste alla politica, ai servizi, alla comunità tutta? Se hai un abbonamento, leggi subito qui oppure abbonati per scoprire il magazine e tutti gli altri contenuti dedicati. Dopo i giovani caregiver, le difficoltà di chi – da anziano e malato – deve badare al proprio caro, ecco una storia che arriva dritta dalla “generazione sandwich”: cinquantenni con una famiglia e un lavoro, magari con i figli ancora piccoli, ma anche caregiver di genitori anziani. Un equilibrio sul filo del rasoio. Al lavoro e ai modi nuovi con cui prende forma nelle nostre vite è dedicato invece il numero di VITA Magazine di maggio, che uscirà la prossima settimana.

Tutto è iniziato quattro anni fa. «Fino a che non è morto mio papà, la malattia di mia mamma è rimasta latente e serviva solo un controllo di routine ogni sei mesi». Poi, però, tra l’essere rimasta sola, gli strascichi del periodo pandemico e il sopraggiungere di una patologia degenerativa, «mia mamma ha avuto un crollo fisico, emotivo e psicologico molto forte». La sua malattia – una leucemia linfoproliferativa – si è aggravata e c’è stato bisogno di cominciare una terapia quotidiana e di fare controlli clinici a cadenza mensile. A complicare la situazione, c’è stato il mancato riconoscimento dei diritti previsti dalla legge 104. «Ho fatto richiesta ma me l’hanno rifiutata due volte, sostenendo che non sussistessero le cause necessarie. Poi finalmente alla terza volta l’hanno concessa per un anno e ora è stata riconosciuta in via permanente». Il ritardo, però, ha fatto sì che per un lungo periodo Alessandra abbia dovuto usare i suoi giorni di ferie per assentarsi dal lavoro e accompagnare la madre a fare i vari esami e controlli. In breve tempo, quindi, «tutto è diventato stressantissimo e faticoso. Non sapevo più come fare, né a chi chiedere aiuto, né come gestire tutte le cose». 

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