Politica

Aldo Bonomi: Mattarella e la voglia di comunità

Il neo presidente nel suo primo discorso ha voluto insistere tanto su una parola: comunità. Perché? Aldo Bonomi prova a dare una spiegazione

di Giuseppe Frangi

Sette volte la parola comunità ricorre nel testo, per altro breve, con cui il neo presidente Sergio Mattarella si è presentato oggi in Parlamento. Una parola attorno alla quale Aldo Bonomi ha lavorato con anni di ricerche, di riflessioni, di percorsi sul campo. Una parola che sembrava essersi drammaticamente persa nel marasma della globalizzazione e che oggi invece viene richiamata con chiarezza e con lucidità al primo posto delle priorità.

 

Sorpreso da questa insistenza di Mattarella sul tema della comunità?

A posteriori no. La sua formazione discende dal personalismo cristiano alla Mounier e quindi ci sta che il tema della comunità assuma un posto centrale nella sua visione.

 

Non rischia di essere una propsettiva passatista?

Nient’affatto. Per un motivo che è molto chiaro nel percorso fatto da Mattarella in questo suo primo discorso pubblico da presidente. Lui è partito dalla constatazione che oggi ci troviamo di fronte alla solitudine dei soggetti, come conseguenza di altre emergenze come l’ingiustizia, la disparità sociale, la povertà. La solitudine è l’esito più grave di queste ferite sociali. È partendo da questa constatazione che Mattarella si pone il tema della comunità. È un tessuto di comunità, il livello a partire dal quale si possono affrontare le emergenze sociali che assillano la vita di tanti. Questo ha una conseguenza, molto chiara nello stile di Mattarella.

 

Quale?

Che esprime una concezione diversa di leadership. Il leader non è quello che trascina il consenso di cittadini disposti a seguire, ma è colui che sollecita la mobilitazione degli stessi cittadini. Pur nella sobrietà estrema dello stile, il discorso è un discorso che punta a mobilitare.

 

Tornando al tema della comunità, è importante questa insistenza di Mattarella?

Certamente. Anche perché è una categoria evocata al fianco di situazioni diverse. Parla di comunità per quel che riguarda le relazioni internazionali. Ma ne parla anche per indicare la questione dell’immigrazione, dove fa riferimento non genericamente agli stranieri, bensì alla “comunità degli stranieri”. Anche in questo caso è un cambio di prospettiva, perché si riconosce non la somma sociologica degli individui, ma l’articolazione di cittadini che si mettono insieme. Come ho accennato, la comunità è vista come risposta alla solitudine. Un‘idea che è emersa molto chiara nel finale del discorso dove Mattarella si è augurato che l’Italia sia «popolo che si senta davvero comunità». 

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