Welfare

Alcolismo, è morto George Best

L'ex calciatore del Manchester United è stato il simbolo di un'epoca. Da giorni in coma è deceduto oggi a 59 anni stroncato da una infezione epatica

di Stefano Arduini

Stavolta il dribbling del funambolo, nel calcio come nella vita, non e’ riuscito: il fegato non ha piu’ retto. Stroncato a 59 anni da una infezione epatica e’ morto il mito, il nord-irlandese George Best. ”The best” (il migliore), per i numeri e i gol che lasciavano a bocca aperta chi lo andava ad ammirare sui campo da gioco, ma anche ”the beast” (la bestia), per gli eccessi che gli ha procurato l’unico avversario da cui non e’ mai stato in grado di smarcarsi: la bottiglia. Look alla Beatles, modi anticonvenzionali, successo, donne: Best e’ stato il simbolo di un’epoca, che l’ha voluto al suo apice proprio nel ’68, quando a soli 22 anni ha travolto con i Red Devils il Benfica di Eusebio nella finale di Coppa dei Campioni, portando il Manchester United sul tetto d’Europa e conquistando nello stesso anno il Pallone d’oro, e l’ha visto sulla cresta dell’onda durante tutto il decennio degli anni ’70. George Best sinonimo di eccesso. Di talento, conquistando con la maglia dello United anche due campionati (’65 e ’67), ma soprattutto tanti cuori di appassionati del football. Di alcool e di donne, tanto da fargli ammettere, nella famosa frase riportata nel film biografico della regista irlandese Mary McGuckian: ”Nella vita ho speso il 90% dei miei soldi in donne e drinks, il resto l’ho sperperato”. E infatti la parabola discendente del campione nato a Belfast era cominciata molto presto. Cacciato dal Machester, perche’ non si presentava agli allenamenti e gia’ si notavano i problemi legati al bere, era andato a giocare nella neonata, e poi defunta, lega americana Nasl. Los Angeles, San Jose’, Fort Lauderdale, poi il ritorno in Inghilterra, dove si riduce a dormire sulle panchine dei parchi e passa da una clinica all’altra per tentare la disintossicazione dall’alcol. Riprendono i problemi con la polizia, gia’ iniziati durante gli anni di Manchester, le liti furibonde e le violente aggressioni alla moglie Alex, dalla quale aveva recentemente divorziato, fino agli escamotage per sopravvivere economicamente, come le riproposizioni di spettacoli a pagamento che perpetuavano il suo mito, o la vendita all’asta dei suoi principali trofei (235mila euro per il suo Pallone d’oro, mentre rimase invenduto il premio di miglior giocatore inglese, che aveva ricevuto sempre nel 1968). Le denunce intanto continuavano a fioccare, e qualche volta anche le notti in carcere, soprattutto per aggressione e guida in stato d’ebbrezza, reato per il quale aveva subito una condanna a 3 mesi. Poi i guai di salute, che l’hanno portato a superare una forma acuta di polmonite nel febbraio del ’01, poi, nell’aprile dello stesso anno, un’operazione per l’installazione di un controllore anti-alcol allo stomaco e infine, nel 2002, a sottoporsi al trapianto del fegato. Ma anche quello non era bastato. ”Non riusciva a smettere di bere”, ammettevano i compagni di bevute del pub ”The Phene Arms”, che quando proprio non sapevano piu’ come fare con lui cercavano l’aiuto di Alex, la moglie, che ha tollerato per anni le sue scappatelle, e le sue botte, e fino all’ultimo ha pregato, invano, che si riprendesse da quest’ultimo, gravissimo attacco.

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