Welfare

Albo educatori, i professionisti lo bocciano e chiedono un profilo unico

Netta la contrarietà al nuovo albo, bocciato dal 61% dei rispondenti al sondaggio e - a sospresa - anche dagli educatori professionali sociosanitari. «Appare chiara per la maggioranza gli educatori la auto percezione della propria identità professionale come “professione sociale”. E appunto, la conseguente identificazione di un campo – quello “sociale” – come elettivo per la collocazione della figura dell’Educatore Professionale, la sua disciplina e la sua formazione»

di Gruppo promotore M.I.L.L.E. Professioni educative

Quella che segue è una analisi sintetica dei dati risultanti dal sondaggio sul gradimento dell’Albo degli Educatori Professionali afferente al nuovo Ordine dei TSRM e delle Professioni Sanitarie Tecniche, della Riabilitazione e della Prevenzione, istituito in seguito alla approvazione della cosiddetta “Legge Lorenzin”. Il sondaggio è stato proposto da “M.I.L.L.E. Professioni Educative” con l’obiettivo dichiarato – a circa un anno dalla istituzione di suddetto albo – di dare finalmente alla categoria uno strumento per esprimersi e fare emergere valuta selezioni e punti di vista diversi. Il sondaggio è stato promosso in numerosi gruppi social – nonostante il rifiuto di associazioni come Anep ed Apei di pubblicare il link dedicato nei propri spazi – e lanciato in un intervento su Vita.it ed una intervista a Radio Città Fujiko, nella trasmissione Il welfare è sparito gestita da educatori.

Per partecipare alla iniziativa occorreva essere registrati con un account personale su Google e dichiarare il proprio titolo di studio. Questo “filtro” sicuramente ha ridotto il numero dei potenziali partecipanti – che ha raggiunto comunque la ragguardevole soglia di 739 professionisti – ma allo stesso tempo ha garantito la affidabilità del processo: evitando votazioni multiple o da parte di soggetti impropri. Il dettaglio completo dei risultati lo trovate nelle immagini “a torta” e nelle “tabelle” a corredo di questo testo, che si propone di coglierne le “emergenze” e i “nodi più significativi”, fornendo possibili interpretazioni.

Anzitutto va detto che la platea dei partecipanti non rispecchia fedelmente la composizione per titolo di studio della categoria. Infatti, probabilmente in ragione delle origini del gruppo promotore (composto in larga misura da EP regionali ora equipollenti alla laurea in “Educatore Professionale” in SNT2), la percentuale degli Educatori Professionali Sociosanitari che hanno partecipato è numericamente consistente e solo di poco inferiore a quella degli Educatori Professionali Sociopedagogici laureati in classe L. 19 in SDE.

Ciò è distante dalla realtà attuale, che come ricordava la senatrice Vanna Iori in una intervista recente su Vita.it vedrebbe secondo i dati forniti dal MIUR circa 600 studenti frequentanti il corso in SNT2, a fronte dei 46.466 frequentanti il corso in SDE.

Il dato più significativo emerge proprio dal primo (i due precendenti riguardavano titolo di studio e ambito di lavoro dei partecipanti per “fotografare la platea”) e principale quesito, a risposta secca, una sorta di “referendum” pro o contro l’albo professionale attuale. Il risultato è soverchiante. Ben il 61,4% dei partecipanti si dichiara “non favorevole” a fronte di un 38,6% di favorevoli.

Se si guarda al dato scorporato per titolo di studio scopriamo poi con un certo stupore che il dato di contrarietà non solo tiene, ma incrementa, se prendiamo per campione i soli “Educatori Professionali Sociosantari”. Ovvero coloro i quali hanno possibilità di accedere all’albo in virtù del titolo di studio posseduto e sono soggetti ad esso: ciò non viene percepito come un “valore” ed un “privilegio”, bensì come uno strumento “anacronistico” ed una “inutile tassa sul lavoro” che non comporterebbe “alcun vantaggio” per la professione.

I favorevoli all’albo invece ritengono che rappresenti una risorsa di tutela della professione e contrasto dell’abusivismo oltre che una riserva professionale dedicata a chi ha uno specifico titolo professionale in ambito sanitario. In molti, stando ai commenti ricevuti, si attenderebbero dall’albo professionale aumenti stipendiali e riconoscimenti di diritti contrattuali che in realtà afferiscono ad un campo ben diverso: quello della negoziazione sindacale. In una seconda domanda a più opzioni si chiede invece quale situazione potrebbe sviluppare al meglio la professione.

A fronte di un solo 8,7 per cento di favorevoli all’albo così come è (nettamente inferiore quindi anche al dato dei favorevoli nella prima domanda a risposta secca), vi è un 41,1 per cento di contrari all’albo in qualsiasi forma, ma si afferma un significativo 44,9 per cento di favorevoli ad un albo: purché collocato in ambito sociale a differenza di quello attuale, considerato impropriamente ed in modo divisivo collocato in ambito sanitario. Come interpretare questo secondo dato, soprattutto a fronte della impossibilità di aprire albi ed ordini professionali in ambito sociale? Ci vengono in soccorso una serie di commenti ricevuti che farebbero pensare che questa scelta non sia stata tanto orientata a rivendicare la apertura di un nuovo albo o la dislocazione di quello attuale in altro settore. Il dato appare dunque motivarsi in parte come “reazione” ad una scelta ordinistica che ha identificato come “conformi” esclusivamente Educatori Professionali Sociosanitari, creando incertezze sulla agibilità degli ambiti di lavoro in campo sanitario e sociosanitario per gli Educatori Professionali Sociopedagogici. Incertezza poi risoltasi grazie ad uno specifico comma (da alcuni contestato ed oggetto di ricorsi) inserito nella recente legge di bilancio che consente ad essi di lavorare in quegli ambiti, seppur limitatamente agli aspetti socio educativi.

Inoltre appare chiara per la maggioranza gli Educatori la auto percezione della propria identità professionale come “professione sociale”. E appunto, la conseguente identificazione di un campo – quello “sociale” – come elettivo per la collocazione della figura dell’Educatore Professionale, la sua disciplina e la sua formazione.

Anche in previsione di una figura unica che molti ritengono indispensabile per superare ogni problema residuo relativo alla accessibilità ai diversi settori di lavoro. Figura unica che è richiesta anche dal mondo sindacale, da significative parti di quello datoriale e sollecitata dalla conferenza delle Regioni e delle Province Autonome. Prospettiva dunque auspicata da molti. Da una parte consistente degli operatori stessi. Ma che incontra diversi scogli. Come appunto quello della attuale configurazione, con una parte degli educatori vincolata ad aderire ad un albo in ambito sanitario. La indicazione supplementare che viene dal sondaggio, oltre alla bocciatura dell’attuale albo cosi com’è, è quella di sciogliere questa dicotomia e divisione in direzione di una figura “sociale” dell’Educatore Professionale. Configurazione che tra l’altro scioglierebbe una anomalia italiana e ci riavvicinerebbe alla realtà della professione in ambito Europeo.

Di seguito ulteriori grafici di approfondimento relativi al sondaggio.

Foto di copertina Unsplash

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