Economia
Alberi artificiali anti Co2
Serbatoi in grado di assorbire l'anidride carbonica presente nell'aria. Londra li sperimenterà?
di Redazione
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Una foresta artificiale potrebbe salvare il pianeta. Ne sono convinti gli ingegneri dell’Imeche, l’istituto britannico di ingegneria meccanica, che in un’intervista alla Bbc hanno presentato i loro progetti per risolvere l’emergenza ambientale del pianeta e frenare il surriscaldamento globale dovuto all’accumulo di gas serra in atmosfera. La soluzione, afferma il responsabile del progetto Tim Fox, risiede nei cosiddetti “alberi artificiali”: si tratta di una sorta di serbatoi in grado di assorbire l’anidride carbonica presente nell’aria e immagazzinarla in quantità enormi, migliaia di volte superiori a quella degli alberi naturali della stessa dimensione. Una foresta di 100mila di questi alberi, afferma Fox, potrebbe essere realizzata nell’arco di 10-20 anni, e contribuire in maniera decisiva a risolvere il problema della CO2, principale responsabile dell’effetto serra.
Gli alberi artificiali rappresentano la nuova frontiera della cosiddetta geo-ingegneria. Si tratta di una tecnologia nuova ma già molto promettente, tanto che, afferma il dottor Fox, è già possibile realizzare prototipi di questi “polmoni artificiali” con un livello di automatizzazione estremamente avanzato. La geo-ingegneria, secondo gli esperti dell’Imache, rappresenta l’unica strada percorribile per combattere l’emergenza ambientale.
Ma che cosa sono gli “alberi artificiali”. Lo spiega Stefania del Bianco sul sito Rinnovabili.it. A occhio nudo possono sembrare normali alberi, in realtà nascondono elaborati generatori elettrici che sfruttano l’energia del sole, del vento e della pioggia: sono gli Atrificial Trees di Solar Botanic, innovativi sistemi che racchiudono in se nanotecnologie, biomimetismo e i più recenti progressi nel campo del fotovoltaico e della piezoelettrica. L’elemento chiave di questi alberi artificiali sono le Nanoleaf, sottili foglie costituite da celle solari – fotovoltaiche e termo fotovoltaiche – ed in grado di assorbire tutto lo spettro del visibile (riflettendo solo parte della luce verde) e i raggi infrarossi, producendo così energia anche ore dopo che il sole è tramontato. Ogni Nanoleaf è collegata alle altre da rami in materiale piezoelettrico, che pertanto risponderebbero alla sollecitazione di vento e pioggia producendo elettricità. Finora la società non ha svelato alcun dettaglio tecnico, dovendo ancora ultimare le domande di brevetto, ma assicura che, a seconda della dimensione e localizzazione, un “albero” artificiale può produrre tra il 2000 e 12.000 kWh all’anno. «Possono essere utilizzati – afferma Solar Botanic – per uso domestico o lungo le autostrade, nelle zone suburbane o parchi per apportare un contributo significativo alla rete elettrica nazionale. Possono essere impiegati nel deserto, per consentire ad esempio le coltivazioni idroponiche di frutta e verdura, fornendo l’energia necessaria alla circolazione dell’acqua ed al raffreddamento della serra. Viceversa nelle regioni fredde gli alberi artificiali fornirebbero riscaldamento e illuminazione a basso costo a colture altrimenti impraticabili».