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Albania, senza il Terzo settore Italiano la situazione sarebbe fuori controllo
Avsi, Anpas e Misericordie sono tra le principali realtà sociali italiane che sono intervenute per rendere efficace la macchina dei soccorsi attivatasi per il terremoto che ha colpita Durazzo
di Redazione
La terra in Albania continua a tremare. Le scosse che investono la popolazione in questi gironi sono più contenute di quelle che hanno copito duramente Durazzo nei gironi scvorsi. Sono terminatele ricerche dei sorpavvisuti tra le macerie.
Le vittime del terremoto di magnitudo 6,4, il peggiore in assoluto ad aver mai colpito l'Albania, sono 51. Il bilamcio è pesante: a Durazzo sono morte 24 persone, 26 a Thumana, la 51esima vittima è una ragazza di 20 anni, deceduta oggi in ospedale. Era stata colpita alla testa da mattoni che cadevano in un quartiere occidentale di Tirana, ed è l'unica vittima nella capitale. Più di 2000 i feriti. «Ma la situazione continua ad essere critica», dice Roberta Profka di Shis, associazione locale con sede a Tirana, sostenuta da Avsi. «Le scosse non smettono di verificarsi. E nei territori più colpiti come Durazzo. Tirana, Thumane, Kruja, siamo ancora in piena emergenza».
L’associazione Shis sta realizzando interventi mirati per bambini e le loro famiglie rimaste senza casa: «sono circa 2300 gli sfollati», dice Profka, «ma il numero è in continuo aumento. Sono stati spostati dalle tende agli alberghi perché ha iniziato a piovere. E in tanti si sono rifugiati dai loro parenti».
Lo Stato albanese da solo non è preparato a gestire questa emergenza: «Non c’erano i mezzi per intervenire tempestivamente. E parte di quello che siamo riusciti a fare lo dobbiamo al supporto italiano. Adesso dobbiamo capire come gestire il post terremoto. Perché la situazione psicologica delle famiglie e dei bambini soprattutto è grave».
In particolare il sostegno dell'Italia all'Albania è stato dato attraverso la Protezione Civile e le associaizioni di Protezione Civile.
Come Anpas, il cui presidente Fabrizio Pregliasco spiega che «abbiamo inviato volontari collegati a due ambiti di attività. 80 nostri uomini, di un contigente complessivo di oltre 140, sono organizzati dalla colonna mobile regionale della Puglia per allestire due cambi di accoglienza di sfollati nel porto di Durazzo e a 10 chilometri dalla città. Siamo già al secondo turno da 30 persone invece per il mantenimento dell'operatività logistica del campo».
Anpas ha anche due persone, «collegate a una squadra del Dipartimento della Protezione Civile Nazionale che sono sul campo per valutare l'attuazione di ulteriori ambiti di rischio ed emergenza e progetti», aggiunge Pregliasco.
«Stiamo cercando», conclude il presdiente delle Pubbliche Assistenze «di organzzare l'arrivo di kit di pronto soccorso e altri aiuti materiali con realtà con cui avevamo già contatti per via di alcuni bandi europei».
«Il primo impiego operativo è a Golem, nell’area di Durazzo, dove saranno visitati una quarantina di bambini lì sfollati. Si tratta», spiega invece Alberto Corsinovi delegato Area Emergenze della Confederazione nazionale delle Misericordie, «di un ambulatorio dotato di attrezzature sanitarie per la diagnostica leggera – elettrocardiografo, saturimetro, pulsiossimetro – peraltro già “testato” e utilizzato per la Missione salute, iniziativa che ha fatto tappa nelle piazze di oltre 20 città italiane».
Il presidio è stato allestito grazie alla collaborazione con l’associazione pediatria per l’emergenza e con Cives (Coordinamento infermieri volontari per l’emergenza sanitaria). «In soccorso alle popolazioni terremotate», aggiunge Corsinovi, «sta operando anche la Misericordia di Elbasan, fondata appena due mesi fa da alcuni albanesi vissuti in Toscana e diventati poi volontari, con il sostegno di altre Confraternite, tra cui quelle di Dicomano (Firenze) e Montecarlo (Lucca), che hanno donato due ambulanze».
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