Cultura

Alanis Morissette, Under Rug Swept. Bello ma…

Recensione di "Under Rug Swept", il terzo cd di Alanis Morissette

di Walter Gatti

I milioni di album venduti dicono raramente qualcosa di valido sulla qualità di un musicista. Fosse automatico il collegamento tra copie vendute e valore, allora Mariah Carey sarebbe più importante di Stravinsky. Nel caso di Alanis Morissette l?approdo al terzo cd, Under Rug Swept, ha il valore della prova del nove dopo un esordio di terrificante celebrità (Jagged Little Pill) e una prova seconda dubbia e pretenziosa (Supposed Former Infatuation Junkie). Insomma: dopo aver venduto oltre 30 milioni di dischi, possiamo dire di trovarci di fronte a un monumento del rock o solo a una ragazza baciata dalla fortuna? Gli undici titoli del nuovo cd depongono a favore di Alanis: c?è qualità, grinta, ma anche dosato intimismo, c?è dolcezza e rabbia verso i soliti amori falsi e ingannatori, c?è l?abituale riflessione sull?essere donna, sulla sessualità come forza iperpositiva. Tutte le canzoni sono sopra la media del rock contemporaneo, occhieggiando qua e là Joni Mitchell. E le migliori sono probabilmente 21 Things I want in a lover, Utopia, So Un sexy, capitoli tesi e appetibili di un disco che si ascolta con gusto, anche se da nessuna parte si sente la potenza incazzata di You ought a know, ma non si può chiedere sempre il paradiso. Unico appunto: la Morissette ha doti, ma non ha ancora deciso dove riunificare il suo poprock, se attorno ai testi, cascate di parole, o alle musiche, a volte puro contorno alla metrica verbale. Aspettiamo lumi?

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