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Ala-Pietilä (UE): «Principi etici per l’Intelligenza Artificiale, ma non facciamoci tradire dalla fretta»

Una regolamentazione costitutiva degli algoritmi potrebbe dare alle aziende «un grande incentivo per creare prodotti o servizi in cui l'etica è parte del loro vantaggio competitivo». L'Europa, in questo scenario, si ritroverebbe al centro e non ai margini della grande sfida globale sull'AI tra Cina e Usa

di Marco Dotti

Definire regole di impronta etica pone sempre problemi. Definirle su fenomeni legati alle tecnologie convergenti pone problemi ancora più grandi. Il vecchio dilemma logico fra regole regolative e regole costitutive si tramuta infatti in un dilemma pratico.

Non solo il che fare, inteso come usare le tecnologie, ma in quale quadro ed entro quale scenario collocare – se è possibile farle – scelte compatibili con l'orizzonte etico che ogni società si dovrebbe dare.

Il finlandese Pekka Ala-Pietilä, oggi a capo del team di 52 super esperti che per l'Unione Europea sta lavorando alle questioni legate allo sviluppo dell'Intelligenza Artificiale, osserva che non dobbiamo agire in preda alla fretta. Le regole, osserva Pekka Ala-Pietilä devono arrivare. Ma al momento giusto o si rischia di creare impedimenti e, con gli impedimenti, problemi enormi allo sviluppo industriale dell'AI. Il tema è delicato, anche in termini geopolitici con Usa e Cina che si preparano a contendersi la supremazia in questo campo.

Entro la fine di quest'anno, il gruppo guidato dall''ex presidente della Nokia, presenterà due linee guida. Un documento, che l'UE spera di adeguare entro il prossimo marzo, esporrà i principi etici, mentre un secondo elencherà le raccomandazioni su come incentivare gli investimenti in Europa in tema di AI.


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«Etica e competitività si incastrano», non si escludono, ha dichiarato Ala-Pietilä. A Politico, Ala-Pietilä ha inoltre spiegato che largo spazio dovrebbe essere dato all'autoregolamentazione, oltre alla regolamentazione ex-post, anziché ex-ante del fenomeno.

L'Unione Europea ha presentato nell'aprile scorso il proprio piano per entrare nella corsa all'AI. In questo, si è smarcata dall'approccio cinese o americano – dati oramai per vincenti sul piano industriale – cercando di ricavarsi uno spazio come promotrice di un'intelligenza artificiale eticamente responsabile. In questo senso, un punto chiave è dato dal tema della black box, come ha spiegato proprio su queste pagine il professor Stefano Zamagni: l'algoritmo deve essere trasparente, chiaro nei suoi intenti pre e post ingegneristici. Più che regolamentazione ex ante, quella suggerita da Zamagni è un intervento sulle regole costitutive e sul quadro generale (frame) che orienti e responsabilizzi il software design. Per questo, il terzo settore avanzato può e deve svolgere il proprio ruolo di intermediazione.

Ala-Pietilä conferma questa posizione. Aggiungendo un punto importante: una regolamentazione costitutiva e non meramente regolativa (tra l'altro, impossibile) del fenomeno potrebbe dare alle aziende «un grande incentivo per creare prodotti o servizi in cui l'etica è parte del loro vantaggio competitivo».

L'Europa, in questo scenario, si ritroverebbe al centro e non ai margini della grande sfida globale sull'AI tra Cina e Usa.

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