Volontariato

Al-Zawahiri, la mente sfuggente di Al-Quaeda

Terrorismo. Chi è l’uomo che gli americani volevano colpire in Pakistan

di Pablo Trincia

L?attacco missilistico che il 13 gennaio ha provocato 18 morti nel villaggio di Damadola, nella provincia tribale di Bajaur, in Pakistan, sarebbe stato orchestrato con lo scopo di colpire il personaggio più influente dell?organizzazione terroristica al-Qaeda: il medico egiziano Ayman al-Zawahiri. L?informazione è filtrata attraverso fonti dell?intelligence statunitense, che ai media americani avrebbero parlato di un?operazione messa a punto dalla Cia allo scopo di colpire al cuore l?organizzazione cui fa capo Osama bin Laden. Sull?attacco, nonostante le numerose proteste da parte delle autorità, degli abitanti della regione colpita e dei non pochi simpatizzanti della jihad islamica, il governo Usa non ha ammesso alcuna responsabilità. Così come non lo ha fatto la Cia, che attraverso un portavoce contattato telefonicamente a Washington da Vita replica alle accuse con un secco ?no comment?. «Sappiamo che sono stati loro», ci dice da Peshawar, Khalid Gul Mohmand, emiro del partito islamico Jamaat-e-Islami, ideologicamente vicino ai jihadisti, «credono che i membri di al-Qaeda si nascondino in Pakistan, ma non è vero. Osama bin Laden non è qui. E comunque noi lo consideriamo un eroe dell?Islam, come il Mullah Omar (leader dei Talebani, ndr) e il dottor al-Zawahiri». Un egiziano furioso Ma chi è veramente Ayman al- Zawahiri, l?uomo che fino a poco tempo fa faceva sussultare con le sue minacce su video insieme a Osama bin Laden o in sua vece? Nonostante molte delle notizie raccolte su di lui non saranno probabilmente mai confermate, sembra quasi certo che al-Zawahiri sia oggi la vera eminenza grigia di al-Qaeda, organizzazione in cui avrebbe cominciato a salire di grado verso la fine degli anni 80. Nato 54 anni fa in un sobborgo del Cairo da una famiglia benestante, già a 14 anni frequenta gruppi islamici radicali egiziani, prima di laurearsi in medicina. Arrestato con l?accusa di complicità nell?omicidio del presidente Sadat e poi rilasciato, al-Zawahiri si reca in Afghanistan per prendere parte alla jihad anti sovietica. Èlì che conosce il palestinese Abdallah Azzam, capo dell?ufficio di reclutamento arabo-afghano, e soprattutto ispiratore di Osama bin Laden, che aveva conosciuto all?università saudita di Jeddah. Se ad Azzam interessa l?Afghanistan come base per un?organizzazione jihadista che nel tempo si sarebbe dovuta svincolare dall?influenza dell?Inter-Services Intelligence pakistana, dagli Usa e dall?Arabia Saudita, Ayman al-Zawahiri punta invece a trasformare la stessa organizzazione in un gruppo terroristico. E soprattutto a condurre attacchi che destabilizzino il governo egiziano. Troverà il parere contrario di Azzam – che il 24 novembre 1989 viene trovato ucciso – ma conquista la fiducia di bin Laden, di cui diventa il braccio destro e probabilmente anche il medico personale. Gli americani, che dopo l?11 settembre hanno attaccato l?Afghanistan e oggi hanno 20mila soldati in quel paese, non sono ancora riusciti a trovarlo, arrivando a mettere sulla testa di al-Zawahiri una taglia record da 25 milioni di dollari. Una jihad personale Hamid Mir, il giornalista pakistano famoso in tutto il mondo per aver intervistato Osama bin Laden, ha incontrato ben due volte al-Zawahiri. L?11 settembre, un ?messaggero? si era presentato nel suo ufficio dicendogli di sintonizzarsi sulla Cnn e attendere. Un?ora dopo, Mir assisteva allo schianto degli aerei nelle Torri Gemelle. L?abbiamo raggiunto telefonicamente a Islamabad: «Non c?è dubbio, Ayman al-Zawahiri è oggi la mente di al-Qaeda», dice il giornalista, «che a lui serve per la sua jihad personale contro il governo egiziano. Bin Laden è e resta il capo, anche se entrambi si nascondono dopo l?arresto del numero tre di al-Qaeda, Abu Faraj al-Liby, avvenuto nel maggio scorso. Ma il silenzio di bin Laden e di al-Zawahiri, per quanto prolungato, non è sicuramente un buon segno. Anzi, potrebbe essere il preludio di un uragano». Lo dice un libro Invece Al-Zarqawi è un gonfiato L?ultimo libro della scrittrice ed economista Loretta Napoleoni Al-Zarqawi: Storia e mito di un proletario giordano, (256 pp., Marco Tropea Editore, 16 euro), uscito in Italia il 19 gennaio, è un libro-inchiesta destinato a far discutere. L?autrice ricostruisce la storia dello jihadista giordano dimostrando che in realtà il personaggio di al-Zarqawi, un combattente come molti altri in Afghanistan e Iraq, sia stato in realtà gonfiato dagli americani per poter dimostrare il legame tra al-Qaeda e Saddam e giustificare l?invasione dell?Iraq. Molte, nel libro, le interviste esclusive e i documenti inediti. Da non perdere.


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