Welfare
Al via quella civile. Ecco come
Online una guida completa per sapere cos'è, come funzione e quanto costa
Cinque milioni e 600mila cause civili. Migliaia di faldoni dormienti. Contenziosi per risolvere i quali, chissà quante udienze… Risorse economiche indisponibili per anni. Un’impasse che non serve né ai cittadini né alle imprese. Un incubo che tra poco potrebbe essere un ricordo, almeno per le cause civili grazie alla obbligatorietà della conciliazione. Dal 20 marzo, prima di rivolgersi al giudice le parti devono fare un tentativo di mediazione per alcuni ambiti: dalla successione ereditaria all’affitto d’impresa, dai contratti assicurativi alla diffamazione (solo dal 2012 riguarderà anche le cause condominiali e i risarcimenti da incidenti stradali). In pratica i contendenti dovranno incaricare un mediatore per la ricerca di un accordo amichevole; quest’ultimo avrà quattro mesi per proporre ipotesi di soluzioni e sarà compensato secondo un tariffario ufficiale.
Dunque al posto di tempi lunghissimi e di esborsi stellari, cui gli italiani sono rassegnati (anche perché nella classifica della litigiosità sono superati, fa notare il ministero, solo da russi, belgi e lituani), durata certa e costi predeterminati. Come non chiamarla rivoluzione? Pragmatismo e concretezza al servizio, finalmente, di cittadini e imprese che, da parte loro, dovranno metterci l’elemento forse più importante: la volontà di risolvere i conflitti. «Se le parti riescono a sedersi attorno al tavolo della conciliazione», spiega l’avvocato Carlo Alberto Sacchi, responsabile della sede di Parma della camera di mediazione indipendente L’Alternativa (una delle non profit accreditate), «nell’80% dei casi si arriva a un accordo».
Una stima che Unioncamere conferma: nel “Quarto rapporto sulla diffusione della giustizia alternativa in Italia” ha analizzato le quasi 19mila domande di mediazione ricevute dalle Camere di commercio nel 2009. Ora: se in quell’anno, prima dell’obbligatorietà, la via della conciliazione è stata scelta in oltre 93mila casi, adesso c’è da aspettarsi un vero e proprio boom. Che infatti è previsto: solo nel 2011 si pensa di chiudere 300mila pratiche. Difatti si allungano di ora in ora gli elenchi delle realtà abilitate alla mediazione e alla relativa formazione. E questo nonostante l’avversione degli avvocati. «L’avvocatura si è spaccata in due», prosegue Sacchi, «molti legali però vedono nella mediazione una possibilità. Se il cittadino si avvicina responsabilmente a questa soluzione, può ottenere buoni risultati». «La conciliazione è uno strumento cui si farà sempre più ricorso.
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