Famiglia

Al via la linea di soccorso. 114 salva bimbi

Il nuovo numero sarà gestito da Telefono Azzurro. E diventerà codice europeo di emergenza. "Ma all’altro capo del filo servirà una rete di servizi" dice Caffo.

di Benedetta Verrini

Come il 118 per chiamare l?ambulanza, o il 113 per ottenere l?intervento della polizia: tra poco anche i bambini avranno un numero di emergenza a tre cifre per chiedere aiuto, per denunciare gravi difficoltà o maltrattamenti. E questo centralino di emergenza per i minori risponderà presto al numero 114. Dopo settimane di voci e di anticipazioni, una delibera dell?Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, il 6 marzo scorso, ha ufficializzato l?attribuzione del nuovo numero, gratuito, sotto il controllo del ministero delle Comunicazioni. La gestione delle telefonate e la valutazione delle diverse situazioni di emergenza sarà affidata a Telefono Azzurro, associazione che vanta più di quindici anni di esperienza nel settore. «Dopo la nostra richiesta di ottenere un numero telefonico più semplice, si è arrivati a decidere di creare il 114» spiega Ernesto Caffo, il fondatore di Telefono Azzurro. «Questa novità va nella direzione di stabilire, a livello europeo, un unico codice di emergenza per l?infanzia, un progetto che stiamo elaborando con i colleghi e gli organi istituzionali di Francia, Inghilterra, Austria e Spagna, perché i minori in Europa sono sempre più mobili e condivisi tra genitori di nazionalità differenti». Per l?entrata in funzione del 114 (entro qualche mese), Telefono Azzurro sta valutando gli aspetti organizzativi e la collaborazione dei ministeri ad hoc, tra cui Interni e Affari sociali. «Non si tratta semplicemente di attivare un numero e organizzare uno staff di operatori che risponda» sottolinea Caffo. «Bisogna allestire una rete di servizi in grado di rispondere alla richiesta d?aiuto dei bambini in modo sempre più specifico. Perciò, oltre al potenziamento delle postazioni telefoniche, cui continueranno a collaborare anche i volontari, sarà necessario stabilire protocolli con i vari ministeri, le Regioni e le agenzie. Si pensi, ad esempio, alla Protezione civile: l?Italia ha poca esperienza riguardo all?accompagnamento psicologico dei minori nelle emergenze. Ce ne siamo accorti in questi ultimi tempi, lavorando con gli esperti che a New York hanno seguito i bambini rimasti orfani dopo gli attentati dell?11 settembre». Un servizio sempre più specialistico, dunque, «perché ogni situazione di difficoltà vissuta da un bambino va tenuta in considerazione» dice Caffo. «Ma ciò non toglie che esistono diversi tipi di emergenza: dal bambino solo a quello maltrattato, a quello ostaggio della criminalità. Ciascuno di loro ha bisogno di una risposta diversa. E noi dovremo sapergliela dare».


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