Formazione

Al via la Conferenza internazionale sull’Afghanistan

I donatori internazionali riuniti a Londra stipuleranno un piano contenente misure per lo sviluppo, la lotta alla droga, la sicurezza.

di Chiara Brusini

Completato il ciclo lanciato a Bonn nel 2001, con un parlamento e un presidente eletti, il varo della Costituzione e la creazione fondamentali dello stato, l’Afghanistan ha ancora bisogno dell’aiuto internazionale per andare avanti. Proprio di questo si discutera’ oggi e domani nel corso della Conferenza internazionale che si tiene a Londra, alla quale partecipano rappresentanti di 70 tra stati e organizzazioni, tra cui spiccano l’Unione Europea e l’Onu. ”L’Afghanistan – ha dichiarato il commissario europeo alle Relazioni esterne Benita Ferrero-Waldner – ha fatto un lungo tragitto dalla caduta dei talebani, e il processo di transizione concordato a Bonn nel 2001 ha completato il suo corso. Ora e’ necessario un nuovo accordo tra l’Afghanistan e la comunita’ internazionale per mostrare il nostro perdurante impegno e indicare i modi nei quali lavoreremo insieme per una stabilizzazione sostenibile e per lo sviluppo dell’Afghanistan, in particolare garantendo sicurezza, stato di diritto e progresso in termini di sviluppo economico e sociale”. ”Abbiamo fatto una volta l’errore – ha detto dal canto suo il segretario di Stato Usa Condoleezza Rice – di lasciar solo l’Afghanistan. A pagare il prezzo sono stati non solo gli afgani, ma anche gli americani attaccati dalla rete terroristica di Al Qaeda, basata in Afghanistan, l’11 settembre 2001. Non faremo lo stesso errore di nuovo”. L’obiettivo della conferenza e’ stipulare quello che gia’ viene chiamato ‘Afghanistan Compact’, e cioe’ un piano di cinque anni che impegnera’ il governo di Kabul e la comunita’ internazionale a perseguire obiettivi in quattro aree, e cioe’ la sicurezza, la governance insieme allo stato di diritto e alla tutela dei diritti umani, lo sviluppo economico e sociale, e infine la lotta alla droga. Inoltre l”Afghanistan Compact’ dovra’ stabilire misure per migliorare l’efficacia delle decisioni e stabilira’ un organo di monitoraggio e controllo congiunto Afghanistan-comunita’ internazionale per supervisionarne i progressi e l’attuazione. Un impegno non da poco: del resto e’ noto che lo stato afghano fatica ad affermarsi, mentre istituzioni chiave come la Giustizia sono ancora allo stato embrionale e il 40% del pil del paese e’ dovuto al traffico di droga (l’Afghanistan e’ il primo produttore al mondo di papavero da oppio e di eroina). E’ chiaro che a Londra si trattera’ di mettere insieme ulteriori fondi per aiutare il paese a rimettersi in piedi. Il governo del presidente Hamid Karzai, vista la disastrosa situazione economica del paese, non ha praticamente gettito fiscale e dunque non dispone di risorse proprie, dovendo cosi’ quasi interamente affidarsi agli aiuti internazionali. Finora, in due conferenze dei donatori, a Tokyo nel 2002 e a Berlino nel 2004, la comunita’ internazionale ha messo insieme 13 miliardi di dollari, contro i 28 miliardi ritenuti necessari per ricostruire il paese. Adesso si spera che a Londra verra’ colmata almeno in parte questa lacuna, mentre Washington ha gia’ fatto capire di avere intenzione di dare un sostanzioso contributo. Dal canto suo la Commissione Europea completera’ nel 2006, con una ultima tranche di 193 milioni di euro, l’impegno per un miliardo di euro assunto a Tokyo nel 2002. Una somma in realta’ gia’ superata, visto che con 203 milioni di euro extra per aiuti umanitari dal 2002 al 2006 la cifra totale quest’anno arrivera’ a 1,2 miliardi di euro. Sullo sfondo, la questione della sicurezza. Gli afghani guardano con preoccupazione la decisione degli Stati Uniti di ridurre le forze impegnate nell’operazione ‘Enduring Freedom’ (che prevede la caccia ai terroristi di al-Qaeda) da 19mila a 16.500 uomini. Una riduzione che dovrebbe in buona parte essere colmata dall’Isaf, la missione Nato in Afghanistan che dovrebbe espandersi nel difficile sud del paese. Ma l’Olanda, che dovrebbe partecipare all’operazione insieme al Regno Unito e ad altri paesi, non ha ancora sciolto la riserva parlamentare. Senza la sicurezza, e con la ripresa di attentati suicidi e terroristici soprattutto al sud e all’est dell’Afghanistan, ricostruire il paese risulta un’impresa quasi impossibile.


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