Salute

Al via la campagna “Link Up”

Nel mese di marzo saranno coinvolti oltre 100 medici di medicina generale e 20 ambulatori di terapia del dolore. Obiettivo, attraverso i questionari, comprendere i percorsi seguiti dai pazienti con dolore

di Redazione

Si chiama “Link up” ed è la campagna promossa in tutta Italia dall’associazione pazienti vivere senza dolore, con la Società italiana di medicina generale (Simg). Questo terzo progetto, segue le indagini “Cupido” (Cura previeni il dolore) del 2011 e “Hub2hub” del 2012, ha l’obiettivo di comprendere quali percorsi assistenziali compiono i pazienti con dolore che accedono agli ambulatori di medicina generale e ai centri specialistici di terapia antalgica, ma anche delineare i bisogni formativi del medico di famiglia, individuando le eventuali aree d’intervento ai fini di una reale continuità delle cure all’interno della rete territoriale.

Saranno oltre 100 i medici di medicina generale e oltre 20 gli ambulatori di terapia del dolore coinvolti. Per tutto il mese di marzo sarà chiesto ai medici e ai terapisti del dolore di compilare due tipologie di questionario, uno riservato ai medici di medicina generale, mentre il secondo riservato all’algologo (il terapista del dolore), anche per capire se il paziente che accede alle strutture specializzate è stato indirizzato dal medico di medicina generale o ne sia venuto a conoscenza attraverso altri canali (familiari, amici, internet ecc.)  

«Con questo nuovo progetto, "vivere senza dolore” continua nella sua attività di informazione a supporto di una migliore conoscenza e applicazione della Legge 38», spiega Marta Gentili, presidente dell’associazione pazienti. «Nelle campagne passate abbiamo dato voce ai cittadini, ai malati e ai medici delle strutture ospedaliere; abbiamo raccolto dati importanti ai quali riteniamo dovesse aggiungersi il contributo dei medici di famiglia, che rappresentano il primo riferimento di coloro che soffrono di dolore cronico, anche secondo i dettami della Legge stessa. Per questo motivo, con l'iniziativa ‘Link up’ abbiamo voluto incontrare clinici e pazienti, sia negli ambulatori dei medici di famiglia che nei centri specialistici di terapia antalgica, per capire meglio quale sia l’iter compiuto dai cittadini, dove si rivolgano per una prima visita e perché. L’obiettivo che ci prefiggiamo è quello di raccogliere informazioni utili per inquadrare la situazione reale e aiutare a formulare percorsi di cura volti a migliorare la qualità di vita dei malati».

I risultati delle due survey, che saranno presentati nei prossimi mesi, consentiranno di comprendere realmente presso quali strutture si rechi il paziente con dolore cronico e se il percorso diagnostico-terapeutico affrontato sia in linea con quello tracciato dalla Legge 38.
«La sfida per la Medicina Generale dei prossimi anni sarà quella di essere sempre di più cardine del comparto delle Cure Primarie luogo in cui si generano i bisogni», affermaPierangelo Lora Aprile, Responsabile area Dolore di Simg. «Da qui debbono partire i Percorsi Diagnostico-Terapeutici per la gestione dei malati con un problema di ‘dolore’ e/o con necessità di Cure Palliative Domiciliari, secondo quanto stabilisce le Legge 38. La Società Italiana di Medicina Generale aderisce fattivamente a questo progetto di ricerca originale promosso dall’associazione ‘vivere senza dolore’, mettendo a disposizione il suo sapere e la sua rete organizzativa per rilevare negli studi dei medici di famiglia  le ‘traiettorie’ dei soggetti portatore di dolore cronico al fine di documentarne eventuali criticità».  

Guido Fanelli, presidente della commissione ministeriale Terapia del dolore e cure palliative osserva come l’associazione vivere senza dolore attraverso le campagne svolte «ha il merito di aver portato l’informazione sulla Legge 38 direttamente sul territorio, sensibilizzando i cittadini sul loro diritto a non soffrire e facendo luce sul livello di conoscenza e attuazione della normativa da parte dei clinici. Il nuovo progetto “Link up”, nello specifico, ben evidenzia il ruolo di primo piano del medico di famiglia all’interno della rete».
 

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