Mondo
Al via il summit di New York tra gli appelli del non profit
Da Amnesty a Caritas, le organizzazioni non governative chiedono ai leader di fare di più per lo sviluppo
di Redazione
Si è aperto oggi a New York il Summit delle Nazioni Unite sugli Obiettivi di sviluppo del Millennio. In occasione del vertice, che si concluderà il 22 settembre, diverse organizzazioni non profit hanno lanciato appelli ai leader del mondo, che dovranno fare il punto sugli impegni presi dieci anni fa e da realizzarsi entro il 2015 (leggi qui quali sono gli otto obiettivi del millennio).
Gli Obiettivi di sviluppo del millennio stanno tagliando fuori le persone più povere del mondo poiché i governi le stanno ignorando e stanno violando i loro diritti umani. E’ la denuncia di Amnesty International.
«A meno che i leader mondiali non si accordino per fare passi urgenti a sostegno dei diritti umani delle persone piu’ povere e svantaggiate, queste saranno tagliate fuori dagli Osm» ha affermato Salil Shetty, Segretario generale di Amnesty International, che guida la delegazione dell’organizzazione al Summit. «Ma le parole non bastano. Le persone devono essere in grado di chiamare i governi a rispondere del loro operato quando questi non rispettano i diritti umani, di denunciare corruzione e negligenza nei tribunali e negli organismi di controllo affinche’ i governi portino davvero avanti i loro obbligh».
A lanciare un appello ai governi è anche Caritas: «Non possiamo voltare le spalle ai poveri e ai vulnerabili perché curarli è scomodo o difficile» afferma l’organizzazione in un comunicato. «Sono in gioco la nostra sicurezza collettiva come esseri umani e il futuro del nostro pianeta». Per raggiungere gli obiettivi del millennio, sostiene, non basta che 5 Paesi ricchi rispettino la promessa di destinare lo 0,7% del Pil agli aiuti allo sviluppo. «Bisogna raddoppiare gli aiuti a 100.000 dollari all’anno ed essere più efficienti, efficaci e giusti». Gli aiuti, sottolinea la Caritas, «non devono essere soggetti a condizioni a beneficio del donatore. Si deve permettere ai destinatari di decidere e pianificare ciò che è meglio fare nei loro Paesi». Allo stesso modo, «bisogna condonare più debiti», perché «un Paese povero non può investire nella sanità e nell’istruzione se tutto il denaro viene usato per saldare il debito».
«Mentre i leader del mondo si confronteranno, 66mila bambini continueranno a morire» è l’amara sintesi di Save the Children sulla ‘tre giorni’ del summit a New York. Save the Children esorta i leader mondiali a porre fine alla tragedia di milioni di morti evitabili, madri e bambini che perdono la vite per malattie come polmonite, diarrea, malattia o complicazioni legate alla nascita. Sono circa 8,1 milioni i bambini che ancora muoiono ogni anno prima dei 5 anni e 358mila le donne che perdono la vita a causa della gravidanza o per complicazioni legate al parto.
L’incontro di tre giorni a New York, a cui partecipano oltre 140 tra capi di Stato e di governo, e’ l’ultima occasione importante – dice Save the Children – per soddisfare la promessa di salvare dalla morte 15 milioNi di bambini, entro il 2015. Gli obiettivi su mortalità di bimbe e madri sono gli impegni che appaiono più difficilmente raggiungibili degli otto assunti dai leader mondiali nel 2000.
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