Politica

Al via corso di formazione per 361 portieri sociali

Le persone interessate sono state scelte dall'Aler Milano e seguiranno un corso intensivo.

di Redazione

Un corso “intensivo” di formazione per accrescere e specializzare la figura del portiere tradizionale, migliorando, di conseguenza, l’individuazione e la segnalazione di persone bisognose di assistenza e di informazione e prevenendo, allo stesso tempo, azioni di disturbo, atti di vandalismo o occupazioni abusive. È quello che frequenteranno 361 persone scelte dall’Aler di Milano e che è stato presentato questa mattina alla presenza dell’assessore regionale alla Casa, Domenico Zambetti.

«Un lavoro atipico lo definirebbe qualcuno – ha detto Zambetti – una vera e propria evoluzione del sistema sociale, invece, lo definisco io. La nostra è una società in cui la vita media si allunga e il processo di invecchiamento è costante. Oggi abbiamo quanto mai la necessità di ricostruire una vera e propria rete operativa di professionisti, appositamente formati, che hanno il compito di vigilare attivamente fornendo assistenza e appoggio alle persone più fragili, come gli anziani o le famiglie più deboli, non sempre autosufficienti».

I portieri avranno quindi un grande compito: presteranno anche aiuti concreti, piccoli, ma essenziali, come pagare le bollette, fare la spesa, accompagnare l’anziano dal medico.  «Sapere di poter contare sul supporto di “un amico di fiducia” – ha sottolineato Zambetti – è confortante e placa gli animi dei familiari stessi, che, non potendo personalmente essere presenti, si rivolgono agli operatori sociali incaricati dall’Aler per ricevere notizie dei propri cari». Al termine delle lezioni, dunque, i portieri saranno ancora più preparati per offrire il loro servizio e la loro professionalità agli inquilini degli stabili di loro competenza e saranno anche più formati per affrontare situazioni di disagio e indirizzare le famiglie con particolari difficoltà.

È un servizio nato nel 2000 e che, dal 2007 a oggi, conta circa 153mila prestazioni. «Ciò ha dimostrato – ha aggiunto Zambetti – quanto la scelta sia stata opportuna e in linea con le esigenze individuali di uno specifico target di riferimento. Una sperimentazione che deve poter procedere con successive azioni graduali, che con il tempo si consolidano e si sviluppano, perché capaci di produrre effetti positivi. Presidiare il territorio, conoscere bene i servizi che offre il quartiere, sbrigare pratiche e commissioni varie, prestare ascolto a domicilio, svolgere un ruolo di collegamento tra gli inquilini e le istituzioni, in particolare con gli operatori sociali presenti nel quartiere credo sia un esempio, anzi l’esempio, di cosa significhi creare le condizioni per un welfare all’avanguardia e dal volto umano»


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