Se ne parla da anni, ma ora il progetto diventerà realtà: il primo carcere privato d’Italia sorgerà a Bolzano entro due anni. Il bando per la realizzazione della nuova struttura – 200 posti per detenuti, e ben 100 operatori di polizia penitenziaria – era stato pubblicato dalla Provincia autonoma lo scorso aprile, ma solo a gennaio è partita la fase di selezione dell’ente gestore. A candidarsi sono stati sei soggetti: il prescelto dovrà sostenere i costi dell'opera, stimati in 63 milioni di euro, cui si aggiungono i 15 milioni per l'esproprio delle superfici. L’operazione non è ovviamente tutta privata: il contributo pubblico ci sarà, anche se minoritario, e dopo vent’anni l’istituto penitenziario tornerà sotto l’egida del ministero della Giustizia.
Ma come si è arrivati a questa novità assoluta per il nostro paese? Grazie a una norma contenuta nel decreto “Salva Italia” del governo Monti, che
all’articolo 43 prevede
la possibilità di finanziamento privato (project financing) per l'edilizia carceraria a patto che il contributo pubblico, insieme alla quota di debito garantita dalla pubblica amministrazione, non ecceda il 50% dell'investimento, e che le fondazioni concorrano almeno per il 20%. Il decreto specifica inoltre che al privato va riconosciuta “una tariffa per la gestione dell'infrastruttura e per i servizi connessi, a esclusione della custodia”, che il concessionario incasserà dopo aver messo in funzione la struttura. E sempre al privato spetta "l'esclusivo rischio" e "l'alea economico-finanziaria della costruzione e della gestione dell'opera”, come specifica ancora il decreto, che fissa la durata della concessione in misura “non superiore a venti anni”.
La Provincia di Bolzano è dunque il primo ente locale che ha deciso di approfittare dell’occasione, dovendo sostituire il vecchio carcere costruito 120 anni fa, che oggi ospita 125 detenuti a fronte di una capienza di 90 posti. Il nuovo istituto, che dovrebbe essere pronto nel 2016, sarà “una struttura adeguata, vivibile, con spazi di socialità, di formazione e lavoro che garantiscano la dignità della persona e facilitino il suo reinserimento”, come aveva sottolineato al momento della presentazione del progetto, l’estate scorsa, l’allora presidente della provincia autonoma di Bolzano, Luis Durnwalder (oggi è Arno Kompatscher). Che aveva aggiunto come “i programmi di socializzazione proposti avranno un peso importante nel punteggio finale”.
L’aggiudicatario, che dovrà comunque seguire gli indirizzi di progettazione (studio di fattibilità e costruzione modulare) indicati dal Dap, verrà deciso a breve, visto che in base alla procedura (per la quale la Provincia si è affidata allo studio legale internazionale PricewaterhouseCoopers) il progetto dovrà essere pronto entro giugno. E sempre il soggetto privato dovrà occuparsi della manutenzione ordinaria e straordinaria, la gestione delle utenze, il servizio mensa dei detenuti e il bar interno del personale, i servizi lavanderia e pulizia. Gestirà anche le attività sportive, formative e ricreative, mentre le mansioni di sicurezza resteranno in capo alla polizia penitenziaria e quindi allo Stato.
Non mancano comunque le polemiche: il Movimento 5 Stelle dell’Alto Adige, per esempio, ha ingaggiato una battaglia contro le decisioni della Provincia sostenendo che si tratta di un’operazione speculativa:
a quanto si legge sul sito del Movimento, il terreno sul quale dovrà sorgere il carcere è stato acquistato da due società (il Gruppo Podini e l’impresa Rauch) con un preliminare di vendita da 255 euro al mq nel 2008 e un contratto definitivo del 2011 nel quale il prezzo di vendita è schizzato a oltre 10mila euro al mq. E visto che
“il valore d'esproprio pagato dalla Provincia è di 15.800.00 euro”, secondo i grillini il “guadagno speculativo della società che fa capo a Podini e Rauch ammonta così a 5 milioni di euro. Il 50% in meno di un anno”. “Il privato cercherà, come negli Stati Uniti o forse più, di massificare il profitto”, conclude il Movimento. “Operazione che di solito cozza contro la qualità, specialmente quando si hanno buoni appoggi politici con scarsi controlli”.
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