Politica
Al servizio dei ragazzi, non dello Stato
giovani. La confusione sulle finalità abbassa la qualità di progetti
Nel momento in cui scriviamo (martedì 1 aprile), come riporta il sito dell?Unsc, l?ufficio nazionale, (www.serviziocivile.it) gli enti attivi sono 2.795 a cui corrispondono 43.674 volontari in servizio. Secondo una nostra elaborazione a partire dal documento di programmazione dello stesso Unsc, i ragazzi avviati sulla base dei bandi relativi al 2008 saranno 40.837. Si tratta quindi di un dato in discesa rispetto ai 52.825 del 2006 e ai 45.563 del 2007. Una flessione dovuta anche al costo dei contributi Inps a vantaggio dei volontari che proprio dal 2006 pesa sul bilancio dell?Unsc e ha di fatto elevato il ?costo? pro capite di ogni ragazzo a circa 7.500 euro l?anno. «Al drenaggio delle risorse», interviene Fausto Casini, numero uno della Cnesc – Conferenza nazionale enti servizio civile, «partecipa anche la zavorra dell?Irap, una tassa regionale che, equiparando i volontari in servizio civile ai co.co.co del pubblico impiego, è stata fissata al tetto massimo dell?8,5%.»
Il tema del finanziamento della macchina ?servizio civile? dovrà certamente occupare un posto di rilievo nell?agenda del prossimo governo. In una lettera aperta ai candidati, Arci Servizio civile ha quantificato in 100mila la quota annuale di ragazzi da impiegare nel servizio, proponendo di allargare l?area dei finanziatori oltre che alla pubblica amministrazione (attualmente lo Stato investe su questo capitolo circa 300 milioni di euro l?anno) anche a «fondazioni e soggetti provati». Una proposta che lo stesso Casini si sente di condividere anche «se occorre predisporre con oculatezza il terreno all?intervento dei privati, senza che questo, penso al caso delle fondazioni di origine bancaria, comporti una riduzione del sostegno, per esempio, ai centri di servizio al volontariato».
Mercoldì 9 aprile il ministero della Solidarietà sociale presenta i dati sul tasso degli abbandoni. L?Irs, l?istituto che ha curato il dossier, aveva già anticipato il dato nell?IX rapporto della Cnesc: al Nord non conclude l?anno il 26% dei volontari avviati. Un campanello d?allarme che emerge anche confrontando il numero delle posizioni a bando in un determinato anno solare, con gli avviati al servizio con bando relativi al medesimo anno. Nel 2005 i dati erano rispettivamente 39.761 e 37.547, nel 2006 57.119 e 52.825, nel 2007 infine 51.273 e 45.563. Negli ultimi tre anni, quindi, in termini assoluti il numero delle posizioni rimaste scoperte è cresciuto in proporzioni notevoli.
Come si spiega? «In questo senso giocano un ruolo decisivo l?innalzamento delle ore settimanali minime di impiego, passate da 25 a 30, e gli intralci burocratici che ostacolano gli enti nella stipulazione di accordi con le università per il riconoscimento dei crediti formativi», osserva Claudio Di Blasi del Mosaico di Bergamo. Aggiunge Casini: «Questo tema è direttamente connesso allla natura che deve avere il servizio civile che, come è stato precisato in questa legislatura, non ha in nessun modo il compito di tappare le falle delle amministrazioni pubbliche. Sono certo che a un?offerta qualitativamente migliore i ragazzi risponderebbero con più entusiasmo».
Altro versante. Oggi le sedi accreditate sono oltre 55mila. «Di queste però appena il 40% sono attive», precisa Diego Cipriani, direttore dell?Unsc. Che aggiunge: «Liberarci di questo peso burocratico diventa irrimandabile se non vogliamo ?premiare? come enti di prima classe, realtà che non ne avrebbero diritto» Infine il sistema di controllo sui progetti. Nel 2005 le verifiche erano state 80. Diventate 120 nel 2006 e 300 nel 2007. «Va bene mantenere alta l?attenzione, ma occorre anche che, oltre agli aspetti formali, si valuti la qualità reale delle attività», conclude Casini.
IDENTIKIT
Fausto Casini,
modenese, sposato, è il presidente di Anpas, una delle maggiori associazioni di volontariato italiane, e della Cnesc – Conferenza nazionale enti di servizio civile.
Claudio Di Blasi,
bergamasco, sposato, una figlia, dirige l?associazione il Mosaico, un network a cui aderiscono 170 enti fra pubblici e privati.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.