Famiglia
Al #restiamoacasa aggiungiamo un hashtag #restiamoaccanto
Il parroco di Lecco: Seppellito e stordito da questa slavina di numeri cammino tra due delle “mie” chiese nel centro di Lecco che mi impegno a tenere aperte. Le donne e gli uomini della fede non si limitano a ripetere #restiamoacasa. Aggiungiamo un altro hashtag: #restiamoaccanto. Accanto a chi soffre, accanto a chi sta dando tutto sé stesso per sconfiggere questo male.
Elenchi di numeri, drammatici. Quelli dei contagiati, degli ammalati, dei morti.
Dei posti in rianimazione che mancano, dei medici e degli infermieri che scarseggiano, si ammalano, non riposano.
Quelli degli indici delle Borse che crollano, dei miliardi di risparmi andati in fumo; oppure delle percentuali del calo del Prodotto interno lordo previsto, dello spread che sale, dei tassi di interessi non tagliati.
E ancora: numeri di nazioni colpite e di contagiati nel mondo, cosi grandi da far dire che nemmeno più si possono contare, è pandemia, è malattia del mondo intero.
Seppellito e stordito da questa slavina di numeri cammino tra due delle “mie” chiese nel centro di Lecco che mi impegno a tenere aperte.
Lucia, una signora anziana – la vedo da distante – elegante, prova a spingere la porta della libreria, non si apre. Poi si attacca a quella della merceria, non cede, quella del caffè nemmeno. Finalmente i suoi esili sforzi sono premiati con l’ ingresso della Chiesa: nonostante sia alta tre volte la sua statura si piega verso l’ interno quasi per la sua sola intenzione.
La raggiungo, mi raggiunge: “Perché non c’ è nessuno? Perché è tutto chiuso, dove sono tutti? Sono disperata, cosa sta accadendo, almeno mi aspetta qui Gesù”.
E improvvisamente la slavina che sento addosso si scioglie e me ne libero: quella signora non è fotografata da quei numeri, ma esiste, con il suo volto, la sua storia, la sua fragilità lotta affinché qualcuno la calcoli, la interpelli.
Se si baderà solo ai numeri, Lucia e molti con lei non comprenderanno mai e non si sapranno difendere dall’ emergenza.
Ma il mondo mi frana di nuovo addosso al cimitero, quando con pochissimi congiunti, in una scarna celebrazione diamo l’addio ad un papà morto con il virus. Senza moglie, figli e nipoti a pregare intorno alla bara per lui: tutti in quarantena. Lui, loro non sono numeri ma storie, domande, dolori, fame di futuro. Esistono, sono parte invisibile dell’ emergenza.
Elenchiamo i numeri, rispettiamo il #restiamoacasa.
Ma noi, i preti, la chiesa, le donne e gli uomini della fede non abbiamo anzitutto il compito di ripetere messaggi che giustamente diffondono le istituzioni civili, sanitarie, di pubblica sicurezza (siano ringraziate e benedette!) con il loro intento di tutelarci, di imporre l’ ordine, la sicurezza, l’ isolamento.
Le donne e gli uomini della fede non si limitano a ripetere #restiamoacasa.
Che effetto ha questo slogan su chi nella propria abitazione – sbarrata la porta – trova per lunghi giorni solitudine, malattia, difficoltà, relazioni interrotte, ristrettezze economiche, disagio esistenziale?
Facile dire #restiamoacasa come fanno i cantanti, attori e calciatori, per chi ha una dimora degna di tale nome ce l’ ha, con dispensa e carta di credito cariche, attorniati da familiari affettuosi e sereni.
#restiamoacasa ripetiamolo all’ infinito ma diamo anche delle ragioni per continuare a sperare. Offriamo dei motivi per vivere.
Come molti spiegano, utile ascoltarsi, rallentare, rientrare in se stessi, ma è impossibile farlo privatamente, senza una compagnia, una direzione di cammino, una speranza condivisa.
Per questo qui a Lecco con gli altri preti collaboratori cerchiamo di continuare ad animare, evitando assembramenti, la vita della comunità, tenendo aperte le chiese per dire che la speranza e la risurrezione di Cristo sono anche oggi offerte a tutti, sperimentabili, incontrabili.
Aggiungiamo quindi un altro hashtag: #restiamoaccanto.
Accanto a chi soffre, accanto al Signore, accanto alla chiesa, accanto a chi sta dando tutto sé stesso per sconfiggere questo male.
Se ci preoccupiamo solo di difenderci dal contagio del virus i conti non torneranno nemmeno cessato l’ allarme.
Difendiamoci soprattutto dal male più letale che può uccidere la speranza, la voglia di vivere, la gioia di amare ed essere amati.
Grazie alla testimonianza di tutti aumenti ogni giorno il numero dei motivi per vivere e sperare, così torneremo tutti a contare: i vivi, i guariti, i rinati.
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