Mondo

Al G20 aria di svolta, ma…

Ok a sorpresa dal Brasile. La Germania: avanti, se no facciamo da soli. E anche Obama...

di Joshua Massarenti

Tutti speravano in un riferimento alla Tobin Tax nel documento finale del G20 che si è chiuso poco fa con la conferenza stampa di Nicolas Sarkozy. E il riferimento c’è stato. Ma nonostante i toni trionfalistici del presidente francese (“Un anno fa nessuno avrebbe mai immaginato che la tassa sulle transazioni finanziarie fosse oggetto di discussioni durante il G20, ma oggi è una realtà”), il documento menziona la TTF soltanto una volta, inserendola nel paragrafo dedicato agli aiuti allo sviluppo (il che di per sé è una buona notizia).

“Siamo d’accordo sulla necessità di trovare in un prossimo futuro nuove risorse di finanziamento per lo sviluppo e il cambiamento climatico” si legge nel documento finale del G20. “Abbiamo discusso della lista di proposte presentate da Bill Gates a favore di finanziamenti innovativi. Alcuni di noi hanno già implementato queste nuove vie o ci stanno pensando. Prendiamo altresi’ atto delle iniziative portate avanti in certi paesi del G20 per tassare il settore finanziario – ivi compreso una tassa sulle transazioni finanziarie – con l’obiettivo, tra le altre cose, di sostenere lo sviluppo” nel Sud del mondo.

Durante la sua conferenza stampa, Sarkozy ha auspicata l’adozione di una TTF nell’Unione Europea “già nel 2012”. Il presidente francese ha assicurato che il progetto di tassa presentato dalla Commissione Ue sarebbe esaminata dai capi di Stato e di governo dell’Ue all’inizio del prossimo anno e “la Francia farà tutto il possibile affinché diventi operativa entro la fine del 2012”, sottolieando “che una parte o la totalità dei fondi ricavati dalla tassa dovrà essere destinata alla lotta contro la povertà nel mondo”.

I piccoli progressi registrati a Cannes sono stati resi possibili anche grazie al disgelo sulla tassa dimostrato dalla presdiente brasiliana, contraria come anche gli altri grandi emergenti. Nel suo intervento la presidente brasiliana Dilma Rousseff (nella foto) si è detta favorevole ad una tassa sulle transazione finanziarie, il cui ricavato dovrebbe essere destinato a programmi sociali. Un’apertura importante che, associata a quella del Sudafrica, ha soddisfatto Sarkozy perchè sia la Rousseff che l’argentina Cristina Fernandez de Kirchner hanno espresso il loro consenso per tale tassazione.

L’intesa (parziale) con gli Stati Uniti. Dopo l’America Latina, il presidente francese è riuscito a trovare “un punto comune” con il suo omologo americano, Barack Obama, da inserire nel comunicato finale del G20 sulla tassa delle transazioni finanziarie fino a ora fortemente osteggiata da Washington. Ma come sottolineato dall’inviato del Sole24ore, Daniele Bellasio sul suo blog. «Obama è animale politico: sa che qualcosa ogni tanto contro la grande finanza bisogna dire, magari perfino fare. Così la sua Amministrazione ha varato una riforma, anche se non ha convinto troppo, di Wall Street. E ora gli fa gioco fa uscire, in via indiretta, la notizia che in fondo non è poi così contrario alla Tobin Tax. Così Sarkozy ha fatto sapere, dopo l’incontro con Obama al G20, che i due presidenti hanno condiviso le loro “analisi” non troppo dissimili sul tema della Tobin Tax, cioè su qualche forma di imposizione fiscale sulle transazioni finanziarie».

La posione della Germania. Per la Francia, è stato decisivo l’appoggio della Germania. In una lunga intervista concessa al Financial Times Deutschland, il ministro delle Finanze federale, Wolfgang Schaeuble, si è detto “convinto che se introducessimo una tassa sulle transazioni finanziarie nella Ue, le opportunità per raggiungere un accordo globale aumenterebbero enormemente”. “Credo che sia nell’interesse del sistema finanziario stesso”, ha aggiunto, “concentrare il proprio ruolo principale nel sostegno e finanziamento all’economia reale, assicurando che i capitali siano investiti nel modo più intelligente, invece di lasciare che le banche gestiscano le masse finanziarie per compiere operazioni di trading”.

Schaeuble ha affermato che la Germania stava pensando sempre più seriamente di procedere da sola, unilateralmente all’introduzione di una Tobin tax nazionale, sottolineando ancora una volta la necessità di muoversi verso un’unione fiscale e finanziaria.

Nonostante l’appoggio tedesco, la presidenza francese non è riuscita a convincere il gruppo di oppositori guidati dal Regno Unito, la Cina, il Canada e la Russia.

La delusione delle ong. Diverse organizzazioni non governative presenti al vertice di Cannes del G20 chiedono al vertice di andare avanti sulla strada di porre una tassa sulle transazioni finanziarie, una richiesta avanzata anche nel rapporto della Fondazione Bill Gates. A chiederlo sono l’organizzazione Tearfund secondo cui gli introiti globali della tassa potrebbero arrivare a 400 miliardi di dollari e la Ccfd terre solidaire. Il rappresentante della Ccfd, Bernard Pinaud, ha definito il documento finale “non all’altezza della crisi che stiamo attraversando”, esprimendo i suoi timori di vedere l’accordo sulla TTF limitarsi al lancio di un “gruppo di lavoro” che non darà risultati concreti. Ancora più duro è stato il commento del keniota Saren Ambrose, di ActionAid. “E’ chiaro che (il G20) ha ignorato le questioni importanti per i paesi poveri, attribuendo al settore privato un peso eccessivo a scapito dell’azione pubblica”. Per Tasneem Essop, di WWF-Sudafrica, “il G20 è stato” addirittura “preso in ostaggio dalla crisi europea”. Meno pessimista è sembrato il Segretario generale del CIDSE, Bernt Nilles: “Con l’appoggio dell’Argentina, del Brasile e del Sudafrica, più di un quarto del G20 è ormai favorevole a una tassa sulle transazioni finanziarie. Come una pelle di neve, il supporto alla TTF cresce di G20 in G20. Dobbiamo mantenere la pressione affinché la tassa diventi una realtà per favorire la stabilità del sistema finanziario e finanziare lo sviluppo e la lotta contro il cambiamento climatico”.

Per saperne di più

Gli aggiornamenti del Wall Street Journal e di Le Monde

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