Non profit
Al disabile serve un partner? Tra le soluzioni cè il telelavoro
Nella normativa sul collocamento obbligatorio non viene menzionata l'assistenza di una terza persona al lavoratore diversamente abili.
Sono un disabile motorio con capacità di movimento ridotte (riconosciuto invalido civile al 100%). Prossimo alla laurea, sto iniziando a ricercare un lavoro adatto alle mie capacità. Poche settimane fa sono stato sottoposto a visita e colloquio dalla commissione medico-legale della Asl della mia città per l?analisi funzionale ai fini della mia iscrizione alle categorie protette per il collocamento obbligatorio. Nell?occasione ho chiesto se posso essere assistito da una persona, magari apportata da me vista la carenza di personale nel settore assistenziale, sul luogo di lavoro ma la risposta è stata che non viene menzionata questa eventualità. Il problema è particolarmente delicato per ambienti di lavoro (quali per esempio le banche) dove si debbano trattare dati personali. Proprio riguardo questo punto gradirei sapere se, mancando menzione di questa eventualità, si debba considerare assolutamente non fattibile.
Riccardo G. (email)
Per quanto riguarda la normativa sul collocamento obbligatorio, cioè la legge 68/99, nulla viene menzionato in tema di eventuale assistenza di una terza persona al disabile nel lavoro. È invece previsto che l?azienda possa usufruire di benefici economici qualora debba apportare modifiche strutturali al luogo dove il disabile deve svolgere la propria attività. Per cui, esistendo la possibilità per il datore di lavoro di rendere agevole la postazione operativa al disabile, si ritiene che il disabile debba essere poi in grado di operare. Inoltre, dalla visita medica che lei ha effettuato per l?iscrizione al collocamento obbligatorio si evincerà quali sono le sue reali capacità lavorative, per cui sarà adibito a svolgere le mansioni corrispondenti.
L?unica possibilità di poter attuare quanto da lei richiesto è vedere se esiste un accordo sindacale o un protocollo siglato tra l?azienda e le organizzazioni sindacali in merito a tale problema. è chiaro che tale possibilità è da considerarsi alquanto remota.
Altra possibilità potrebbe eventualmente essere quella di richiedere all?azienda l?applicazione del contratto di telelavoro, che le permetterebbe di lavorare da casa sua continuando ad usufruire di tutte le comodità di cui gode in casa. Il telelavoro prevede che la postazione lavorativa venga sistemata a casa a spese dell?azienda.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.