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Al congresso di An è il giorno della destra sociale

Dopo l'intervento del presidente della Camera Casini, il ministro Alemanno infiamma la platea di An parlando al cuore dei militanti, rivendicando la loro storia, ma soprattutto chiedendo a Fini e al

di Ettore Colombo

E’ il giorno della destra sociale, al congresso di An che si sta per chiudere a Bologna. Dopo l’intervento applauditissimo di Gianni Alemanno, a fine mattinata, che ha infiammato la platea, oggi pomeriggio è il turno di Francesco Storace, presidente della regione Lazio. Ma i lavori del II congresso dei postmissini, che hanno deciso di mantenere la Fiamma nel simbolo e dunque ben saldo il rapporto con le loro radici, è stato il presidente della Camera Pierferdinando Casini che, in mattinata, ha suscitato una vasta eco. Casini ha detto che non ci si può limitare al “conservatorismo compassionevole” e a una concezione della politica che comendia solo il liberismo e la carità nella propria politica, chiedendo ocn forza interventi e scelte di tipo “sociale” e “di dialogo” con il sindacato come per il Medio Oriente. Non caso, oggi è stato presentato ai delegati un ordine del giorno che chiede, in cinque punti, “Riforme e coesione sociale”. Ma è stato il giovane e brillante ministro alle Politiche Agricole Alemanno a riscuotere, dopo Casini, gli applausi più sinceri e sentiti da parte della platea, richiamandola all’orgoglio dell’identità e soprattutto chiedendo, dopo lo sciopero generale indetto dai sindacati (al quale, ha ricordato, aderisce anche l’Ugl, il sindacato vicino alla destra, ma anche alla Cisl, la cui metà degli iscritti vota centrodestra) a chiedere “maggiori risorse al governo per estendere a tutti i lavoratori diritti e possibilità e aumentare gli ammortizzatori sociali”. Solo così, ha detto con forza Alemannom e solo dopo la l’esame in Parlamento delle modifiche all’articolo 18 “si potrà uscire dal muro contro muro tra governo e sindacati”. “E’ un compito”, ha ribadito Alemanno, “che spetta al Governo e chiedo al vicepresidente del Consiglio Gianfranco Fini che se ne faccia carco pe una battaglia che non deve essere di una parte del partito, ma di tutta Alleanza nazionale”. E proprio parlando al cuore e alla storia dei militanti che Alemanno ha chiuso il suo intervendo, ricordando “l’Italia del Risogirmento, del Piave, della seconda guerra mondiale, l’Italia del Tricolore, ma anche quella dei giovani degli anni Settanta che sono morti in nome di un ideale, il nostro, che bisogna costruire e guardare ad una nuova, moderna Italia”.


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