Natale con i poveri
Al cenone dei senza dimora, l’augurio di Gianni è una casa per tutti
Fondazione Progetto Arca ha organizzato una cena per gli homeless nel centro di Milano. Un centinaio le persone che sotto i portici di corso Europa si sono sedute ai tavoli preparati dai volontari. Lì abbiamo incontrato Gianni, una sessantina di anni, circa la metà trascorsi in strada. «Dai e dai mi hanno dato una casa in condivisione, ma io vado sempre dalle associazioni: Arca la conosco da quando è nata», confida
I volontari di Fondazione Progetto Arca, oltre alla solita pettorina hanno indossato cappellini da elfo o da Babbo Natale, cerchietti con motivi natalizi- Il food track parcheggiato in corso Europa, nel cuore di Milano, per una sera sforna un menù diverso da solito: è la cena di Natale seduta, che anche per il 2024 Progetto Arca ha organizzato per le persone che vivono in strada.
Quest’anno sono state un centinaio le persone che si sono presentate all’invito, molte più dello scorso anno. Ci sono uomini e donne, italiani e non, giovani e anziani che chiacchierano, si servono le leccornie preparate per loro. Sono seduti alla lunga tavolata, ma tengono vicino il borsone con le rotelle che contiene il loro mondo. Pochi hanno voglia di parlare di sé, di raccontarsi. Tra loro però incontriamo Gianni, «per gli amici Mitico», che decide di risponderci.
Lui in realtà una casa adesso ce l’ha: «dai e dai un appartamento in condivisione me l’hanno dato», dice come prima cosa. Per aggiungere subito dopo: «Però continuo a girare per le associazioni e questi di Arca li conosco da quando sono nati, da quando sono in strada».
Una casa e cambia tutto
Gianni ha una sessantina d’anni, la fondazione proprio quest’anno ha celebrato i suoi primi trent’anni di attività. Quindi i conti sono presto fatti. I primi Natali in strada Gianni se li ricorda perfettamente. «Era tutto diverso. Trent’anni fa a Natale era più triste perché avevamo pochi aiuti dalle associazioni, ma c’erano tante persone private che ci aiutavano».
Cioè erano i cittadini di Milano ad aiutare? «Sì, erano i milanesi che ci portavano le cose, erano tutti più gentili allora», spiega Gianni. E aggiunge: «Io sono nato a Porta Vittoria, dove c’è il museo del fumetto. E mi piace portare in giro la gente a conoscere Milano».
Fa conoscere i servizi per i senza dimora
Il nostro, infatti, è uno delle tante guide dei Gatti spiazzati, una realtà nata da un gruppo di persone in difficoltà che fanno conoscere Milano con altri occhi. Ora però Gianni ha in mente anche altre mete: «Milano è bella però bisognerebbe far conoscere la zona di Mambretti, dove c’è il dormitorio e poi la zona di Quarto Oggiaro dove ci sono altri luoghi d’aiuto, purtroppo non tutti li conosco». Non dimentica il suo amore per la città e la voglia di farla conoscere: «Ci sono tanti posti da visitare, come la vecchia stazione di Quarto Oggiaro o la fabbrica della Richard Ginori, ci sono dei bei palazzi…».
Mentre parliamo il coro intona dei canti natalizi, i vassoi con gli sformati di verdura stanno girando, qualcuno inizia già ad alzarsi da tavola, piove. Un giovane dall’accento straniero chiede se i volontari hanno delle scarpe asciutte, qualche sera prima un volontario di un’altra associazione gliele aveva promesse.
E un grazie ai volontari
Mentre qualcuno chiede se può avere il bis, Gianni ribadisce il valore dei progetti di Housing First: «Io spero che tutti abbiano come me almeno una casa in condivisione, ma spero anche che ad aiutarci non ci siano solo i volontari delle associazioni, ma anche quelli del Comune. Tutti dovrebbero dare una mano, soprattutto a Natale», conclude Gianni. Lui, per ricordare dei Natali felici deve ritornare con la memoria a 60 anni fa, «quando c’erano i miei nonni e i miei genitori». Ma oggi il suo ultimo pensiero è per i volontari: «È davvero bello che ci siano, grazie».
La povertà è un tema totalmente dimenticato del dibattito politico e pubblico. Eppure abbiamo tassi mai visti negli ultimi dieci anni. E allora occorre avere il coraggio e la responsabilità di raccontare le storie di chi fatica ad arrivare a fine mese. Perché non solo le “loro” storie, sono le “nostre” storie. Questo articolo fa parte di una serie intitolata “Natale con i poveri”. Leggi anche:
– Quei 5,7 milioni di poveri che non vogliamo vedere
– Gli abitanti delle Vele di Scampia: «Il nostro Natale da “senzatetto”»
– Il mio primo Natale in famiglia, dopo tanti anni di carcere
– Francesca: «Non sono sola. Per questo sarà un buon Natale, nonostante tutto»
– Aver messo sotto l’albero un regalo per il mio bimbo: conta solo questo
Nelle immagini alcuni momenti della cena per i senza dimora organizzata da Progetto Arca – Foto di Daniele Lazzaretto
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