Cultura

Aja: gli attivisti per il Sud del mondo puntano il dito contro la Banca Mondiale

Dalla società civile l'accusa di "non combattere la povertà del pianeta" oggi durante l’udienza del Tribunale Permanente dei Popoli

di Redazione

Si è tenuta oggi all?Aja, in Olanda, l?udienza del Tribunale Permanente dei Popoli sulle azioni e sulle politiche che la Banca mondiale ha adottato negli ultimi anni per combattere la povertà nel pianeta. L?evento si è svolto a soli cinque giorni dall?inizio degli Incontri Annuali delle Istituzioni di Bretton Woods (Banca mondiale e Fondo monetario internazionale), in programma a Washington dal 20 al 22 ottobre.

La Banca mondiale è la più grande istituzione multilaterale di sviluppo esistente al mondo ed una delle più potenti organizzazioni internazionali che guidano la globalizzazione economica. Fornisce finanziamenti e promuove politiche che hanno impatti sull?esistenza di milioni di abitanti dei Paesi in via di sviluppo, come denunciato da esponenti delle comunità locali della Nigeria, del Perù, del Malawi, del Nicaragua e del Kazakistan, convocati per rendere le loro testimonianze davanti ad una giuria di esperti internazionali.

Tra le personalità chiamate ad esprimere un giudizio sull?operato della Banca mondiale c?erano Medha Patkar, storica attivista indiana contro le dighe sul fiume Narmada, l?economista ghanese Charles Abugre, il senatore italiano Francesco Martone, noto per il suo impegno ambientalista, e Maartje van Putten, ex membro dell?Inspection Panel, l?organismo indipendente che controlla l?operato della Banca. I lavori del Tribunale sono stati aperti da un intervento di Lidy Nacpil di Jubilee South e di Antonio Tricarico, coordinatore della Campagna per la riforma della Banca mondiale.

Giunto alla sua terza edizione ? le precedenti si tennero a Berlino nel 1988 e a Madrid nel 1994 ? il tribunale questa volta ha concentrato la sua attenzione sulle regioni più coinvolte nei progetti estrattivi e più colpite dalle condizionalità economiche. Queste ultime sono gli obblighi che la Banca impone ai Paesi del Sud del mondo per concedere i suoi prestiti. Condizioni che troppo spesso penalizzano invece di aiutare quegli stessi Paesi.

?Negli ultimi venti anni, ovvero da quando c?è stata la prima edizione del Tribunale, la Banca mondiale non sembra proprio abbia imparato la lezione? ha dichiarato Antonio Tricarico, coordinatore della Campagna per la riforma della Banca mondiale. ?I principali governi europei conservano una grossa fetta di potere all?interno dell?istituzione, per tale ragione devono spingere per un suo cambiamento, altrimenti non vediamo il motivo per cui debbano continuare a finanziare la stessa Banca? ha concluso Tricarico.

Secondo Elena Gerebizza, campaigner della Campagna per la riforma della Banca mondiale ?Il tribunale ha riportato l’attenzione su un aspetto cruciale dei finanziamenti nel settore energetico della Banca, che continua a destinare sostanziosi finanziamenti a progetti finalizzati unicamente a soddisfare i bisogni energetici del Nord lasciando alle popolazioni povere del Sud i pesanti impatti ambientali e sociali. Crediamo inoltre che sia giunto il momento per l’istituzione di rendere pubbliche le cifre sulle emissioni generate dai progetti che finanzia?.

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