Sostenibilità

Aiuto, salviamoci dal riso “umano”

Greenfiles, a cura di Angelo Ferrari.

di Angelo Ferrari

Un riso ?umano?. Non è una battuta: un gruppo di ricercatori di Tokyo ha inserito nel riso un gene prelevato dal fegato umano. Questo ?tocco? umano renderebbe, secondo gli scienziati, la pianta resistente a più di una dozzina di pesticidi. L?iniziativa, che sta causando disgusto e raccapriccio, è destinata a riaccendere le polemiche intorno a questi prodotti. Il gene in questione produce un enzima, nome in codice CPY?B&, particolarmente abile nell?attaccare le sostanze chimiche dannose presenti nell?organismo. I ricercatori dell?Istituto nazionale di scienze agrobiologiche di Tsukuba, a nord di Tokyo, hanno scoperto che l?aggiunta del gene rende il riso immune a tredici erbicidi diversi. Questo significherebbe che le erbe infestanti potrebbero essere tenute a bada cambiando continuamente i prodotti chimici utilizzati. Le coltivazioni ogm attuali, invece, sono modificate con i geni di batteri per renderle resistenti agli erbicidi, in modo che non vengano danneggiate quando i campi sono irrorati per combattere le erbe infestanti. La maggior parte di questi geni, però, è in grado di combattere un solo erbicida, così che deve essere usato ripetutamente, permettendo alle erbacce di sviluppare resistenze adeguate. Gli scienziati giustificano la ricerca sostenendo che il gene introdotto potrebbe aiutare a combattere anche l?inquinamento. Sarà anche vero. Però, e su questo non si discute, ci troviamo o ci troveremo in futuro sempre più prossimo davanti a ?cibi Frankenstein?. Ma che bello poter tornare indietro nel tempo… Canada: biologico autoctono in crisi In Canada aumenta la domanda di biologico ma cala l?offerta. Il settore si trova, infatti, a quasi dieci anni dalla sua nascita, da un lato con consumatori sempre più aperti all?idea di aumentare il ?verde? nelle loro alimentazioni e, dall?altro, con i produttori e i trasformatori di prodotti bio che tirano i remi in barca. I segni del rallentamento del settore biologico in Canada sono evidenti. Tra il 2003 e il 2004, appena 13 nuove imprese di trasformazione, artigianali o industriali con linea biologica, si sono aggiunte al centinaio di aziende già in regime di controllo, sostiene il Consiglio delle denominazioni agroalimentari del Québec. Il biologico seduce la gente, ma il mercato rimane di nicchia, non più dell?1,2% del totale. Allora l?invasione dello ?straniero? diventa inevitabile. I prodotti di importazione, infatti, occupano un posto dominante: tra l?80 e l?85% delle vendite. Nel settore dei prodotti ortofrutticoli, il biologico si afferma sempre più, e così nei supermercati canadesi in mezzo alle mele, alle carote, ai sedani, alle cipolle e agli spinaci che arrivano dalla California, dal Cile, dallo Stato di Washington o dal Vermont, si trovano raramente prodotti del Canada. Nelle corsie dei prodotti confezionati ci si imbatte in cereali, omogeneizzati per bambini e biscotti di provenienza dagli Stati Uniti, o nel cioccolato, nei legumi e nelle minestre in busta provenienti dalla vecchia Europa. Anche il Costa Rica si è ritagliato la sua nicchia di mercato, ma in questo caso le polemiche sono fuori luogo: come è noto, le banane crescono molto male in riva al Lac Saint-Jean.


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