Volontariato

Aiuto alla sviluppo ,chi lo fa ci guadagna

Europa. Intervista al Direttore generale per la cooperazione Stefano Manservisi

di Paolo Manzo

«L?obiettivo di arrivare nel 2010 allo 0,56% nel rapporto tra Aiuto pubblico allo sviluppo e Pil nei 25 membri dell?Unione europea è ambizioso. Ma c?è da dire che alcuni Paesi, come per esempio l?Olanda che ha raggiunto l?1%, sono già ben al di là. Altri come l?Italia, invece, sono molto più indietro…». Ha le idee chiare Stefano Manservisi, intervistato in esclusiva da Vita. E c?è da capirlo perché, essendo stato nominato un anno fa alla guida della Direzione generale per lo sviluppo alla Commissione europea, lui in quel posto ci rimarrà proprio sino al 2010… Vita: Per il raggiungimento degli Obiettivi del Millennio, la Ue ha stabilito nel maggio scorso l?obiettivo intermedio dello 0,56%. Come siete arrivati a questa percentuale? Stefano Manservisi: Abbiamo cercato di fare dei calcoli realistici, considerando che i Quindici devono accelerare il percorso, mentre i dieci nuovi Paesi entrati il maggio scorso nella Ue si debbano adeguare lentamente. Così siamo arrivati a questa media che tiene conto delle diversità all?interno dell?Unione. Vita: A suo avviso, ce la farà Bruxelles a mantenere la sua promessa con i paesi del Sud del mondo per il 2010? Manservisi: Io credo che sia fattibile. Certo, con uno sforzo reale, con il controllo dell?opinione pubblica, con la realizzazione del fatto che – parlando di sviluppo nel 2005 – si parla di un investimento in pace e sicurezza che riguarda tutti noi. Insomma, raggiungere quest?obiettivo non è solo altruismo bensì una condizione per una convivenza pacifica a livello globale, per un giusto utilizzo di risorse limitate. Se tutto questo entra a far parte del dibattito e c?è controllo da parte della società civile e dei partiti, di tutti quelli che hanno il diritto-dovere di controllare i governi, credo che ci possa arrivare. Vita: L?Italia fa parte dei membri fondatori della Comunità europea e, ciò nonostante, il suo aiuto allo sviluppo va calando. Che fare per invertire il trend? Manservisi: Guardi, la discussione che c?è stata in Consiglio e nel corso degli incontri bilaterali è stata aperta, nessuno ha nascosto le proprie difficoltà e alcuni paesi hanno accompagnato il loro accordo all?obiettivo dello 0,56% con un ammonimento, rappresentato dalle difficoltà obiettive che attraversano sul piano finanziario. E, badi, questo è accaduto non solo nel caso dell?Italia ma anche della Germania e dell?Austria. Il dibattito è stato onesto, ognuno si è reso conto che quest?anno è molto importante per il raggiungimento dei Millennium Goals, le difficoltà sono state rese pubbliche e muoversi in questo modo, corretto e trasparente, è già parte della soluzione. Poi, cosa ogni paese farà in concreto è questione interna, e non voglio dare consigli all?Italia. Vita: Ma perché l?Italia dovrebbe investire di più negli Aps? Manservisi: Perché investire nello sviluppo è investire nel nostro futuro. E le priorità e le scelte devono essere oggetto di dibattito non solo nelle stanze del potere ma anche tra i cittadini e le forze politiche. Il problema è che, troppo spesso, tra società civile e governo si forma un vuoto, che i partiti dovrebbero colmare. Vita: Non crede che per colmare questo vuoto servirebbero anche sanzioni verso i paesi che nel 2010 non raggiungeranno lo 0,56%, come suggerisce l?Associazione delle ong? Manservisi: No, non ci sono meccanismi di sanzione paragonabili a quelli previsti dal nuovo Patto di stabilità. Ma, anche per quanto riguarda il Patto, conta di più la ?moral suasion? per cui, una volta presi impegni pubblici, il governo che non li rispetta va incontro a un giudizio negativo, con relativi problemi d?immagine. Il meccanismo sarà fondamentale anche per l?Aiuto allo sviluppo e avere un percorso trasparente verso gli Obiettivi del Millennio, con un percorso controllato a livello politico, ha un significato importante. Del resto non è attraverso le sanzioni che si risolve il problema. Inoltre è presente un?importante disposizione sulla cooperazione internazionale proprio nel Patto di Stabilità riformato… Vita: Quale? Manservisi: La disposizione prevede che, nell?analisi della situazione finanziaria di un paese, si debba tenere conto delle attività di cooperazione internazionale. Quindi un paese che ha aumentato l?Aps ha diritto a un occhio di riguardo nel caso sfori il Patto. L?Unione, quindi, non è un gruppo di burocrati ciechi e, quando il Patto è stato riformato, proprio nell?anno in cui c?era forte slancio verso un aumento della cooperazione allo sviluppo, si è stabilita questa regola molto importante che consente di analizzare la qualità delle spese sostenute. E quelle per l?Aps sono considerate di alta qualità. Vita: L?aumento dell?Aps a livello europeo allo 0,56% modificherà i rapporti di collaborazione tra Commissione e ong? Manservisi: Intanto bisogna dire che gli impegni assunti dagli Stati membri per il 2010 dipendono strettamente da loro stessi, e si tratta di aumenti di aiuto bilaterale. Questo a meno che gli Stati non decidano che una parte degli importi stanziati per l?Aps passi dall?Unione europea e dalla Commissione. Ma questo non è stato ancora deciso… Vita: Per quanto riguarda le ong, a livello Ue c?è stata la vicenda Olaf che ha colpito soprattutto le ong italiane. Vorrei un giudizio su questo tipo di indagini… Manservisi: Come in qualsiasi amministrazione pubblica, quando ci sono dei sospetti e delle indagini in corso che riguardano l?utilizzo di fondi pubblici, scattano delle procedure. È ovvio che l?Olaf, come tutti gli organismi inquirenti antifrode, deve prendere delle precauzioni e le amministrazioni si coprono ?congelando? i fondi. Capisco che ciò comporta delle conseguenze sulle ong in questione e che, ogni tanto, si potrebbe evitare di fare di ogni erba un fascio? Ma l?Olaf fa il suo mestiere ed è interesse di tutti collaborare, per chiarire il tutto rapidamente. La cosa peggiore sarebbe alimentare il sospetto che i fondi che arrivano alle ong vengano utilizzati in modo scorretto. So che sono momenti poco piacevoli e che, a volte, forse ci sono degli eccessi… Chi è alter ego di Prodi e Monti Nato a Bologna 51 anni fa, Stefano Manservisi si occupa di cooperazione e sviluppo a livello europeo da due decenni. Già a capo del Gabinetto del commissario Mario Monti, dal 2001 al novembre dello scorso anno ha ricoperto il medesimo ruolo per il presidente della Commissione Ue, Romano Prodi. Parla sei lingue, tra cui il tedesco e l?arabo, è sposato e ha due figli. Africa, coordinamento e paesi acp Le priorità in agenda a Bruxelles La direzione generale per lo sviluppo della Commissione europea attualmente ha tre priorità. In primis, finalizzare i lavori sull?Africa per fare in modo che, a fine anno, il Consiglio europeo possa adottare una strategia complessiva. Su proposta della Commissione e per la prima volta da oltre vent?anni, il Consiglio europeo, massimo organo della Ue, stabilirà una strategia d?insieme sul Continente nero. Un risultato a cui Manservisi e i suoi uomini tengono moltissimo, come testimonia il sito http://europa.eu.int/comm/ development/index_en.htm Altra priorità a cui si sta lavorando nell?ufficio di Bruxelles di Manservisi è la preparazione del prossimo ciclo di cooperazione con i Paesi Acp (Asia-Caraibi-Pacifico), dal momento che l?attuale set si conclude a fine 2007. L?obiettivo è di preparare nel dettaglio la macchina del dialogo per iniziare la programmazione dei fondi che, dal 2008 in poi, saranno erogati. Terzo punto nell?agenda della Direzione generale è quello dell?aid effectiveness, il coordinamento e la complementarietà dell?aiuto. Un conto, infatti, è che l?Unione continui a dire che è il primo donatore mondiale con il 55% dell?Aiuto pubblico allo sviluppo e che si sia impegnata ad un aumento entro il 2010 che dovrebbe portare 20 miliardi in più di aiuto all?anno, altro è vedere come agisce l?Ue. Troppo spesso, purtroppo, non c?è coordinamento a livello europeo, ma solo la somma di 25 Stati che agiscono per conto loro. Una sfida, questa, forse ancora più difficile del rispetto degli impegni finanziari…


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