Welfare
Aiuti, una goccia nel mare
La macchina della solidarietà stenta a decollare
Msf a quota 400mila euro, Agire a 120mila, Unicef a 100mila, Croce rossa a 37mila.
Solo spiccioli per una catastrofe epocale. Urge un’inversione di rotta Insufficienti e in ritardo, sebbene qualcosa si stia muovendo. Stiamo parlando dei fondi che cinque grandi organizzazioni come Agire, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, Medici senza frontiere, Unicef Italia e Croce rossa italiana stanno raccogliendo in favore delle popolazioni del Pakistan colpite dalle alluvioni. Basta guardare i numeri. Se finora Msf ha raccolto 400mila euro, Agire si è dovuta fermare a 120mila euro, Unicef a 100mila, Croce rossa italiana 37mila. Poco, troppo poco, per un disastro che ha messo in ginocchio un intero Paese, in cui le vittime accertate di un bilancio assolutamente provvisorio sono 1.600. Un cataclisma di proporzioni internazionali che ha devastato le zone rurali del Pakistan distruggendo colture, case e infrastrutture per circa 10 miliardi di dollari di danni, dicono alle Nazioni Unite.
E allora, perché così pochi fondi? «Scarsa attenzione da parte dei media», dice Francesco Rocca, commissario Cri, «e forse una sensazione diffusa nella pubblica opinione per cui il Pakistan è lontano, e dove questi cataclismi sono connaturati al corso naturale delle cose». Dito puntato invece sui governi, secondo Unicef, rei di aver dato il cattivo esempio: «Capisco che i budget della cooperazione internazionale sono stati tagliati, ma questo è un Paese geopoliticamente troppo importante per non ravvisare un ritardo da parte di governi e Ue», dice Donata Lodi, responsabile Programmi internazionali Unicef. «Abbiamo davanti un’occasione unica per togliere terreno fertile al terrorismo», avverte Nino Sergi di Intersos (Agire), e dalla sede del network di ong fanno sapere che la mancanza di sms solidali (causa lentezze burocratiche e periodo estivo) ha di fatto più che dimezzato i fondi. Per Laura Boldrini, portavoce dell’Alto commissariato per i rifugiati, «bisogna fare presto, ci sono milioni di persone senza acqua e riparo che devono convivere fra epidemie e carenza di acqua potabile, la situazione potrebbe peggiorare velocemente e non possiamo permetterlo».
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